Ocse e prove Invalsi
L'uso delle prove oggettive
fa bene alla salute....della scuola

da Tuttoscuola, 19 giugno 2009

I dati Ocse sul sistema di istruzione italiano e le prove Invalsi per l'esame di licenza media di questi giorni mettono in evidenza una situazione tipicamente nostrana: docenti e studenti non sono ancora abituati all'uso delle prove oggettive per valutare i livelli di competenza raggiunti.

Anche se le prove di ieri per l'esame di licenza, a quanto sembra, sono andate complessivamente bene, resta il dato di fondo che l'uso delle prove oggettive di rilevazione delle competenze, a differenza di quanto avviene da tempo nella maggior parte degli altri Paesi, non fa parte delle abitudini di casa nostra.

E la non dimestichezza con l'uso delle prove strutturate finisce anche per limitare il miglior conseguimento degli esiti finali delle prove stesse.

Il ministro Gelmini, nell'annunciare la sua intenzione di estendere l'idea della prova scritta nazionale anche all'esame di Stato, ha aggiunto che questo può servire a rendere usuale e familiare l'impiego delle prove oggettive, utilizzate in modo generalizzato nei Paesi dell'Ocse.

In effetti, in vista della prova nazionale, le scuole tendono a prepararsi seguendo le prove degli anni precedenti, conseguendo, in tal modo, una familiarità con quello strumento di accertamento.

Va ricordato, comunque, che le rilevazioni degli apprendimenti (quest'anno, oltre alla prova nazionale l'Invalsi ha messo in campo anche la rilevazione degli apprendimenti per le classi seconde e quarte della scuola primaria) hanno soprattutto due altre finalità dirette: conoscere i livelli complessivi di competenza della popolazione scolastica del Paese e offire uno strumento di analisi e di autovalutazione per le singole scuole.

Nel primo caso si può avere una conoscenza scientificamente corretta del "prodotto" del sistema di istruzione; nel secondo caso, con la restituzione degli esiti delle prove, si offre l'opportunità a ciascuna scuola di analizzare la propria situazione e di autovalutarsi, con la possibilità, quindi, di migliorare la propria offerta formativa e di ricercare strategie di apprendimento più efficaci.