Francia.
Eclissi della scuola “repubblicana”

da TuttoscuolaNews N. 395, 1 giugno 2009

Giunge dalla Francia l’eco di un forte malessere, diffuso tra gli insegnanti e ancor più tra gli studenti, che conduce ad atteggiamenti di protesta anche violenta, e alla contestazione del modello scolastico tradizionale, soprattutto nelle periferie.

Ora, il vanto della scuola pubblica francese, condiviso con poche eccezioni da governi anche di opposto orientamento politico nell’ultimo secolo (ma qualcuno fa risalire la tradizione all’età napoleonica), è sempre stato quello di essere, e di essere diffusamente percepita, come un’istituzione: un luogo ideologicamente neutrale, imparziale, autorevole, rispettato.

Perciò era sembrato naturale, nella seconda metà del secolo scorso, di fronte all’imponente flusso migratorio e all’esplosione della scolarizzazione a livello post-obbligatorio, legare le iscrizioni al territorio, alla scuola di zona. La scuola “repubblicana” era di per sé garanzia di qualità per l’accuratezza dei programmi (rigorosamente centralizzati) e di equità per il fatto di essere aperta a tutti, senza discriminazioni.

Questi capisaldi della scuola repubblicana hanno però subito, con il tempo, un processo di erosione che sembra produrre ora i suoi effetti più visibili: l’ampliamento dell’autonomia delle scuole non sembra essersi tradotto tanto in miglioramento della qualità quanto in aumento degli squilibri, e quanto restava del vincolo territoriale delle iscrizioni è stato spazzato via dalla campagna di Sarkozy per la “libertà di scelta” delle famiglie tra tutte le scuole ritenute migliori, anche lontane dal territorio di riferimento.

Il risultato è la crescente diversificazione dell’offerta formativa non solo tra scuole pubbliche e private ma anche tra le scuole pubbliche, a seconda del quartiere in cui sono collocate, del ceto sociale delle famiglie, della qualità degli insegnanti. Se questo processo giungerà alle sue estreme conseguenze, della “scuola repubblicana” resterà solo il ricordo.