Gelmini, gli exit-poll di Vincenzo Pascuzzi, Pavone Risorse 24.6.2009 E’ solo di qualche giorno fa l’iniziativa “innovativa” della Gelmini di diffondere gli exit-poll (forse meglio: le proiezioni) sugli esiti degli scrutini e sull’entità delle bocciature. Un aumento di queste ultime – secondo lei - confermerebbe la bontà, la validità della sua c.d. “riforma” (consistente in realtà solo in tagli massicci e sconsiderati uniti a proclami roboanti su “merito”, “impegno”, “rigore”, “razionalizzazione”, “nuovi licei”, …). Addirittura la ministra si è vantata: «Archiviata la scuola del buonismo»! Non credo che le bocciature più numerose confortino l’operato ministeriale né individuino una scuola migliore né le scuole migliori. Altrimenti bisognerebbe concludere che gli istituti professionali, dove le bocciature sono maggiori, sono migliori dei licei ma palesemente non è così. Non si può escludere che, anticipando gli exit-poll, Gelmini abbia voluto mettere le mani avanti e cercare di nascondere un certo suo disagio, nei confronti dei magri risultati conseguiti, prevenire le critiche e magari ribaltarle. L’incremento annuale della percentuale dei bocciati, o non ammessi alla maturità, è valutato intorno all’1,6% degli iscritti ovvero intorno al 10-15% dei bocciati dell’a.s. precedente. In assoluto sono circa 400.000 studenti contro i 350.000 dell’anno scorso. Il costo a carico del Miur di 400.000 ripetenti viene stimato intorno al 3 miliardi di euro, cioè 7.600 euro all’anno per ogni ripetente. Se però cerchiamo di fare una stima dei costi a livello di nazione, nel bilancio dobbiamo includere anche circa 2.000 euro annui per le spese della famiglia (vitto, alloggio, libri, …) e anche il mancato guadagno di un anno di lavoro: facciamo 10.400 euro (pari a 800 euro per 13 mensilità). Così ogni bocciato viene a costare alla nazione intorno ai 20.000 euro. E i 400.000 bocciati ci costano 8 miliardi di euro invece di 3! (Potrebbe essere istruttivo per la Gelmini realizzare che un bocciato viene a costare quanto un docente precario regolarizzato!). Non si capisce perché il Miur e il governo non si siano prefissi come obiettivo primario quello di ridurre il numero dei bocciati. I risparmi a livello nazionale sarebbero venuti da sé, senza tagli, scioperi, contestazioni, ricorsi legali. Ad esempio, già una riduzione del 20% cioè da 350.000 a 280.000 (invece che agli attuali 400.000) avrebbe comportato un risparmio di oltre 2 miliardi riducendo anche la dispersione. Non si capisce perché il Miur e il governo perseguano l’obiettivo di aumentare (anche fino a 35) il numero di alunni per classe – in particolare nel 1° anno del superiore – con conseguente, ulteriore e certo aumento dei bocciati anche l’anno prossimo. Ovvero con risparmi solo apparenti nel bilancio ministeriale ma sicure maggiori spese a livello di nazione. |