Scuola, davanti alla Consulta la battaglia
delle regioni contro i tagli della Gelmini

da Il Messaggero, 9.6.2009

ROMA (9 giugno) - La battaglia sui tagli alla scuola varati dal governo arriva davanti alla Corte costituzionale. In che misura lo Stato, in fatto di istruzione, può legiferare in via esclusiva mentre le Regioni in via concorrente? Sarà solo sciogliendo questo nodo che i giudici della Consulta arriveranno a decidere sulla legittimità dei contestati "tagli" con cui il ministro Mariastella Gelmini ha previsto, a partire dall'anno scolastico 2009-2010, il ridimensionamento degli istituti, la riduzione del 17% del personale amministrativo, l'accorpamento di classi e, tra l'altro, la chiusura delle scuole nei piccoli centri.

La battaglia davanti alla Corte Costituzionale è cominciata stamani, quando i legali di otto delle dieci Regioni che hanno presentato ricorso (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Campania, Basilicata e Sicilia, mentre hanno rinunciato al conflitto Abruzzo e Calabria) hanno espressamente chiesto ai giudici di fare chiarezza su chi ha la competensza di decidere in materia di scuola. Dopo la riforma del titolo V della Costituzione che nel 2001, che ha riscritto l'articolo 117 indicando l'istruzione come materia di legislazione concorrente ma anche come settore di competenza esclusiva statale in fatto di norme generali, a seconda della linea di indirizzo che adotterà la Consulta dipenderà la bocciatura o la salvezza del decreto Gelmini e, a cascata, dei regolamenti adottati in questi mesi dal ministro.

Il governo viene accusato dalle Regioni di aver violato il principio di leale collaborazione non avendo cercato la previa intesa (perché il semplice parere non basta) con la Conferenza unificata Stato-Regioni, necessaria in quanto l'istruzione è, appunto, una materia di competenza concorrente. Le regioni lamentano, tra l'altro, la violazione del principio di ragionevolezza (articolo 3 della Costituzione), la carenza dei presupposti di necessità e di urgenza (articolo 77 della Costituzione) e la mancanza di condizioni per prevedere un potere sostitutivo del governo (articolo 120).

È vero - ha fatto notare l'avvocato della Regione Emilia Romagna, Giandomenico Falcon - che alcune parti del provvedimento Gelmini sono poi state modificate o cancellate (come ad esempio quella che aveva previsto il commissariamento delle Regioni inadempienti rispetto al termine del 30 novembre per presentare i piani di dimensionamento delle scuole), ma questo non basta: «Se l'istruzione è una materia concorrente, allora non si capisce il perché il governo possa far ricorso ai regolamenti», sostiene Falcon, citando alcuni precedenti della Consulta.

Di parere contrario l'avvocato dello Stato Michele Dipace, ex capo di gabinetto al ministero dell'Istruzione sotto Letizia Moratti: «Non c'è stata alcuna violazione delle competenze regionali - sostiene -. E infatti la normativa sulla riorganizzazione della rete scolastica non è di dettaglio ma ha carattere generale, così da garantire la necessaria omogeneità dell'offerta formativa del sistema scolastico, che possa valere per tutte le Regioni».