sgravi fiscali per 2500 dollari a quattro milioni di studenti di college; triplicazione delle borse di studio per chi intende lavorare nei settori più avanzati della scienza «per favorire l’emergere di una generazione di innovazione»
Scuole, internet e sanità: Raddoppierà in tre anni l’energia verde “Creeremo 3-4 milioni di posti di lavoro” Maurizio Molinari La Stampa 25.1.2009
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NEW YORK Nel primo discorso settimanale da presidente, trasmesso via radio e affidato a YouTube, Obama ha illustrato i «cinque obiettivi più importanti» che il pacchetto di stimoli si prefigge di raggiungere. Ecco di cosa si tratta. Primo: «Raddoppiare la capacità di energia rinnovabile entro i prossimi tre anni» segnando una brusca accelerazione rispetto al passato, visto che ne serviti 30 anni per raggiungere gli attuali livelli, contando di riuscire ad assicurare energia «verde» a sei milioni di case. Secondo: «Modernizzare il 75 per cento degli edifici federali e due milioni di case» con il maggiore programma di ristrutturazione edile della Storia, al fine di tagliare gli sprechi di energia e migliorare l’abitabilità creando milioni di posti. Terzo: computerizzare i dati medici di ogni cittadino «in cinque anni» al fine di «ridurre gli errori e risparmiare miliardi di dollari in costi sanitari». Quarto: modernizzare 10 mila scuole per «migliorare l’ambiente di studio per circa 5 milioni di bambini» nel più ambizioso programma di edilizia scolastica mai realizzato in America. Quinto: aumentare gli investimenti in strade, ponti e trasporti. Il tutto condito da una raffica di progetti: la costruzione di 3000 miglia di nuove linee di trasmissione dell’energia «da una costa all’altra»; l’estensione della rete a banda larga in ogni angolo del Continente; sgravi fiscali per 2500 dollari a quattro milioni di studenti di college; triplicazione delle borse di studio per chi intende lavorare nei settori più avanzati della scienza «per favorire l’emergere di una generazione di innovazione»; ristrutturazione dei 90 dei maggiori porti per aumentarne le funzioni commerciali e le garanzie di sicurezza; lotta a sprechi e inefficienza «con un impegno senza precedenti». Citando uno studio indipendente, Obama si dice sicuro che le cinque direzioni di marcia consentiranno di «creare o salvare 3 o 4 milioni di posti di lavoro», il 90 per cento dei quali nel settore privato. La chiave del successo dell’«American Reinvestment and Recovery Plan» è però nel fattore tempo: con l’economia in discesa e ulteriori sviluppi negativi dietro l’angolo Obama vuole invertire la rotta spendendo «almeno il 75 per cento del pacchetto nei primi 18 mesi dall’approvazione da parte del Congresso».
Gli ostacoli
vengono però dal fatto che proprio a Capitol Hill sono in molti a
prepararsi alla battaglia perché la minoranza repubblicana - che ha
i numeri per l’ostruzionismo al Senato - chiede meno spesa pubblica
e più tagli fiscali contando sull’alleanza tattica con i «Blue Dogs»,
i democratici moderati eletti nel Sud, mentre dai ranghi della
sinistra liberal si sollevano critiche opposte, rimproverando a
Obama di «non voler spendere abbastanza». Si tratta di pressioni
forti al punto da far ammettere ai portavoce della Casa Bianca che
«potrebbe esservi un secondo pacchetto di stimoli» prima ancora
dell’approvazione dell’altro. Da domani mattina il presidente sarà a
Capitol Hill per discutere di persona con senatori e deputati, e
ieri ha esaminato nella riunione con i consiglieri economici, i
messaggi di cui si fa portatore, anticipati alla radio. «Inietteremo
almeno 1 trilione di dollari nell’economia per mantenere le promesse
elettorali» dice Obama andando oltre la soglia di spesa di 825
miliardi di dollari di cui si era parlato finora. «Se non agiamo con
decisione e in fretta la situazione può drammaticamente peggiorare»
avverte «e la crisi può polverizzare una media di 12 mila dollari
per una famiglia di quattro persone». Il forte sostegno
dell’opinione pubblica - 68 per cento di gradimento, 85 per cento di
sostegno al piano anti-recessione - gioca a favore di Obama ma non
lo mette al riparo da rischi. Come lo scivolone fatto quando ha
risposto alle obiezioni dei leader repubblicani con un liquidatorio
«Le elezioni le ho vinte io» che lo ha fatto apparire come assai
poco bipartisan. |