Sul 5 in condotta la parola
passa alle singole scuole
Luigi Illiano,
Il Sole 24 Ore
27.1.2009
Più autonomia delle scuole per decidere quando assegnare il 5 in
condotta e cancellazione del limite dei 16 giorni di sospensione per
attribuire l'insufficienza, già a partire dagli scrutini del secondo
quadrimestre. A dieci giorni dall'emanazione del decreto sulla
valutazione del comportamento ( numero 5 del 16 gennaio 2009) il
ministero dell'Istruzione corregge il tiro contro il bullismo e
annuncia la doppia novità che sarà contenuta nel Regolamento di
coordinamento delle norme sulla valutazione, in arrivo secondo
quanto previsto della legge 169/2009. «Le norme saranno meglio
qualificate, anche alla luce dei nuovi e gravi fatti di violenza a
scuola che si stanno registrando in questi giorni», è scritto nella
nota diffusa ieri dal Miur.
Una stretta antibullismo che passa anche attraverso l'utilizzo delle
tecnologie, come gli sms da inviare ai genitori quando i figli si
assentano dalle lezioni.
Secondo il decreto del 16 gennaio, con una insufficienza in condotta
si potrà essere bocciati. Le scuole, comunque, possono prevedere nei
propri regolamenti interni ulteriori criteri e iniziative per la
prevenzione dei comportamenti sanzionabili. Il documento stabilisce
che la valutazione del comportamento «deve scaturire da un giudizio
complessivo di maturazione e di crescita dello studente in ordine
all'intero anno scolastico ».L'attribuzione di un voto in condotta
inferiore a 6 può scattare soltanto se lo studente durante l'anno ha
già ricevuto una sospensione superiore a 15 giorni e che,
«successivamente alla irrogazione delle sanzioni di natura educativa
e riparatoria previste non abbia dimostrato apprezzabili e concreti
cambiamenti nel comportamento».
Saranno molto utili le indicazioni sulla valutazione del
comportamento. Anche perché il decreto si limita a dire che il voto
in condotta «concorre alla valutazione complessiva », senza
specificare se fa media con i voti delle altre discipline. In quest'ultimo
caso inciderebbe anche sul credito scolastico nelle superiori.
Sul fronte delle scuole private si leva la voce dei vescovi italiani
secondo i quali gli istituti cattolici «sono alla stremo ». I
vescovi italiani non chiedono «tutto subito» ma vogliono che lo
Stato mantenga gli impegni presi con la legge del 2000 sul sistema
scolastico paritario e che «almeno non si torni indietro quando sono
in ballo servizi così delicati ». Lo ha detto il presidente della
Cei, cardinale Angelo Bagnasco, aprendo ieri sera a Roma il
Consiglio permanente dell'episcopato italiano. «La Chiesa non lucra
sulla scuola, e per la verità ci rimette solamente; ma lo fa sempre
con forte convinzione. Allo stesso modo ha detto Bagnasco tutti i
soggetti sociali devono sentirsi coinvolti fino a mettere del
proprio per la formazione delle nuove generazioni».
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