per la Gelmini

Nella scuola può tornare l'orgoglio

Giuseppe De Rita, Il Corriere della Sera 15.1.2009

E' opinione corrente che le ultime vicende parlamentari abbiano coronato le opzioni più impegnative del ministro Gelmini e certificato una sua indubitabile credibilità politica. Si può pensare allora, in questa positiva condizione, che alla dinamica legislativa possa seguire un adeguato impegno organizzativo della macchina scolastica, addirittura un rilancio del suo «orgoglio istituzionale».
Le opzioni politiche e le leggi non bastano quando si deve governare il sistema scolastico, occorrono responsabilità organizzative ben disegnate e personale ben motivato.

Per anni invece ci siamo divisi su ipotesi di riforma o su faticosi compromessi corporativi, evitando la banale verità che senza rinnovamento organizzativo nessuna riforma, anzi nessuna politica, è possibile.

Così, in decenni in cui in altri campi trionfava la parola «governance», nella scuola le prassi di governo diventavano sempre meno incisive: nella programmazione e nella manutenzione dell'edilizia scolastica; nella gestione didattica dei singoli istituti (e spesso delle singole classi); nelle politiche del personale a tutti i livelli; nella regolazione delle sfere di autonomia e di partecipazione; nella difesa dei controlli ispettivi; nella promozione dei rapporti fra scuola e territorio; nel governo della stessa alta amministrazione. E così abbiamo avuto una disarticolazione organizzativa che ha progressivamente intristito i tanti che avevano ragionato di «istituzione scolastica» cioè di una concezione unitaria e prestigiosa del sistema.

Quanta gente frustrata, a tal proposito, abbiamo incontrato negli ultimi anni: dirigenti centrali demotivati e con sempre minore potere; presidi e direttori didattici lasciati alla propria buona volontà; ispettori scolastici senza più ruolo; personale insegnante magari sindacalizzato ma senza riconoscimento sostanziale del proprio lavoro; per non parlare della tragica situazione di esperti, ricercatori, programmatori, valutatori esclusi da ogni responsabilità reale. Sarà bene che il ministro Gelmini dia un occhio attento a questo complessivo e diffuso disagio ed avvii una politica di revisione organizzativa e di valorizzazione istituzionale.

Non basterà comunque, come qualcuno nel passato si è illuso che bastasse, effettuare conferenze nazionali, grandi conventions, ambiziosi progetti di alta formazione; occorrerà invece lavorare segmento per segmento: confrontarsi con i presidi e i direttori didattici, rilanciare il corpo ispettivo, magari in parallelo con la messa a punto di nuovi meccanismi di valutazione; mettere in movimento le sedi periferiche dell'amministrazione per rinforzare il rapporto fra scuola e territorio; mettere finalmente a fuoco le responsabilità dell'alta dirigenza; rilanciare in tutti gli operatori del settore un alto livello di senso e di appartenenza istituzionale.

In fondo abbiamo tutti la sensazione che, per superare la sua attuale crisi, la scuola va ricostruita dalle fondamenta; una opzione che vale non solo in termini strutturali, (ripartire cioè dall'edilizia, dalla scuola dell'infanzia, dalla scuola elementare), ma anche e specialmente in termini di basilare organizzazione della macchina. È questo il momento di esercitarla.

Non basteranno le conferenze nazionali, occorrerà lavorare segmento per segmento: confrontarsi con i presidi e i direttori, rilanciare negli operatori del settore un alto livello di appartenenza. In fondo tutti hanno la sensazione che, per superare la crisi, la scuola vada rifatta in termini di basilare organizzazione della macchina. È questo il momento di operare.