Alle famiglie tutta la dote scuola
polemica alla Regione Lombardia

L’opposizione è critica: "Bisognerebbe potere spendere quei soldi
in mense e trasporti, non solo in cartoleria". Nei 333 milioni di dote
c’è anche un contributo ai disoccupati e un tutor che li aiuti a trovare lavoro

di Franco Vanni, la Repubblica di Milano 16.1.2009

La dote scuola della Regione, il contributo versato dal Pirellone per il pagamento delle rette negli istituti privati e per l’acquisto dei libri, quest’anno sarà versata interamente alle famiglie. Saranno loro a decidere dove e come spendere i soldi. Scompare quella quota, circa metà del finanziamento totale, che l’anno scorso veniva assegnata per bando a scuole ed enti. Altra novità della delibera licenziata ieri dalla giunta regionale è la figura del tutor per i disoccupati, che dovrebbe aiutare chi non ha un impiego a inserirsi nel mondo del lavoro. Mentre il governatore presidente della Regione Roberto Formigoni parla di «uno strumento per combattere la crisi e che aiuta i giovani», l’opposizione critica l’efficacia della dote.

Per il Pd «così com’è non funziona, perché non consente di pagare quello che davvero serve, come i pasti e i trasporti». Se sono infatti molti i negozi (cartolerie e librerie) che accettano i buoni, dice il Partito democratico, il 60 per cento dei comuni lombardi non ha firmato le convenzioni che permetterebbero di spenderli per mense e mezzi pubblici. Gianni Rossoni, assessore all’Istruzione, ammette qualche difficoltà ma replica: «Sono critiche strumentali e non tengono conto del fatto che si tratta di un sistema che interessa oltre 170 mila utenti, e che quindi va rodato». I 333 milioni del «sistema dote» si articolano in tre linee di intervento: quasi 196 sono destinati alle spese scolastiche, 25 alla formazione professionale e 112 all’inserimento al lavoro.

I soldi della dote scuola, a cui può accedere chi ha un reddito familiare inferiore a 46.597 euro l’anno, è di .1050 euro per ogni figlio, ma va solo a chi scelga di iscriverlo in una scuola paritaria, come contributo al pagamento della retta. Un impianto che non piace all’opposizione. Per Luciano Muhlbauer, di Rifondazione, «si tratta di un regalo a chi frequenta la scuola privata, e l’indicatore reddituale non tiene conto del patrimonio. Per questo, l’anno scorso, il 72 per cento dei fondi è finito in mano a chi aveva entrate fra i 30mila e i 200mila euro». Destinato a tutti, compresi gli studenti delle scuole pubbliche, è il contributo per l’acquisto dei libri di testo: 120 euro alle elementari, 220 alle medie, 320 alle superiori. Unico limite per l’assegnazione del buono è il reddito familiare, che deve essere inferiore a 15.458 euro l’anno.

Sale a 20mila euro la soglia per ottenere i premi di merito. A chi supera l’esame di terza media con 9/10 viene dato un assegno da 300 euro, mille per chi passa con 10. Premi simili vengono dati a chi ha una media oltre l’8 alle superiori. Non c’è limite di reddito, invece per l’assegnazione del bonus a chi supera la maturità con 100 e lode, a cui vanno mille euro. I 25 milioni della «dote formazione» serviranno, invece, a pagare buoni del valore massimo di 5mila euro ai lavoratori che vogliano frequentare corsi d’aggiornamento.

La "dote lavoro", infine, è destinata a disoccupati, lavoratori in mobilità e in cassa integrazione che vogliono inserirsi nel mercato. Saranno guidati da un tutor che li aiuterà nell’utilizzo di servizi e attività utili per raggiungere l’obiettivo. Il contributo base è di 1.500 euro, da spendere in corsi formativi, raddoppiato nel caso che a beneficiare della dote sia una persona «a rischio di svantaggio o emarginazione dal mercato del lavoro»: adulti che vivono con una o più persone a carico, persone che hanno superato i 50 anni o con un titolo di studio inferiore al diploma, o che cercano un impiego da più di sei mesi.