Dietro al bullismo: famiglie inesistenti, di A.G. La Tecnica della Scuola 20.1.2009 A sostenerlo è l'"Associazione europea disturbi da attacchi di panico" che per capire la ribellione dei giovani ha condotto un’indagine su 600 persone. Per il Presidente Vinciguerra è cambiato il ruolo del vincente: chi fa tendenza non è più il buono e il coraggioso che mette a repentaglio la sua vita per difendere la vittima, ma chi uccide e ruba di più. Sotto accusa famiglia (non più riferimento indistruttibile), cultura consumistica (premia transitorietà e appagamento immediato del desiderio) e scuola (non controlla i contenuti diseducativi spesso trasmessi dalle nuove tecnologie). Sono amare conferme quelle che giungono dall'Eurodap, l’“Associazione europea disturbi da attacchi di panico”, a proposito dei comportamenti eccessivamente ribelli dei nostri giovani: dopo aver condotto un’indagine on line su un gruppo di 600 persone l’associazione ha concluso che il bullismo deriverebbe da una mancanza di regole, a loro volta derivanti da famiglie inesistenti e dall’uso sempre maggiore di videogiochi violenti. A complicare la situazione c’è poi l’imposizione di nuovi leader negativi, quelli a cui si riferiscono sempre più spesso i ragazzi. Quest’ultimo punto viene riassunto con precisione dal Presidente dell’associazione Eurodap, la psicologa Paola Vinciguerra: “quel che risulta preoccupante - spiega - è come sia cambiato il ruolo del vincente. Il vincente, infatti, non è come per le generazioni precedenti il buono e il coraggioso che mette a repentaglio la sua vita per difendere la vittima dal cattivo. Il vincente, oggi, è colui il quale uccide di più, ruba di più". Non possiamo quindi meravigliarci, prosegue il Presidente dell’associazione, se i nostri ragazzi risultano aggressivi e contrari a qualsiasi forma di regola: "forse non abbiamo vigilato sull'insegnamento di validi modelli di riferimento da proporre ai giovani, su una esatta idea di come si deve essere vincenti". Dall’indagine dell’Eurodap è emerso anche che gli atteggiamenti aggressivi tipici del bullismo sono innanzitutto “da ricercare nella sfera familiare, poi in quella scolastica e istituzionale. La nuova struttura familiare – sottolinea la psicologa, che è anche direttore dell'Uiap, “Unità italiana attacchi di panico”, presso la Clinica ‘Paiedia’ di Roma - non è più quel solido riferimento indistruttibile. Le separazioni dei genitori sono in aumento e gli equilibri relazionali e gli schemi educativi, che vanno a determinarsi dopo la separazione, sono precari e lontani dalle esigenze dei bambini e degli adolescenti". Rispetto alle passate generazioni gli adulti passano meno tempo con i figli, soprattutto non dedicano tempo a spiegare e trasmettere i codici morali e stili di vita per capire i loro disagi. Cercano di rassicurarli e senza volerlo li conducono verso la trasgressione. Secondo l'esperta diventa quindi fondamentale mettere in discussione lo stile di vita che ci viene proposto dalla modernità. "Il fare frenetico - afferma Vinciguerra - svuota le azioni del loro significato primario che dovrebbe essere quello emotivo. Le leggi che regolano la nostra cultura consumistica sono la transitorietà e l'appagamento immediato del desiderio. Per non parlare dell'uso smodato di tv, internet e videogiochi, elementi assolutamente dannosi per i bambini e gli adolescenti".
Assieme alle
famiglie è allora indispensabile che per contrastare con efficacia
un bullismo sempre più imperante operino le istituzioni: il 50% di
coloro che hanno aderito al sondaggio, con un'età compresa tra i 45
e i 55 anni, indica che le istituzioni, ad iniziare dalla scuola,
dovrebbe meglio vigilare sui contenuti che senza alcun controllo
(pregio e limite di internet) vengono proposti sull’on line. E nella
lista nera dei passatempi diseducativi figurano anche attività più
tradizionali, come la commercializzazione di videogiochi dai
contenuti aggressivi. Il messaggio è chiaro: occorre cominciare a
lavorare – ognuno per il suo “terreno” di competenza - per adottare
una cultura che ripudi devianze e comportamenti giovanili distorti.
Per ostacolare l’adozione di contenuti che ruotano attorno a modelli
negativi. Che però in questo fanno tendenza, soprattutto su cervelli
ancora in evoluzione e privi di solide basi. |