Il commissario per il multilinguismo e la
riforma:
La Ue critica l'Italia: Luigi Offeddu, Il Corriere della Sera 17.1.2009
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Ma questo aiuterà gli italiani a sentirsi più europei?», chiedono i messaggi giunti a Bruxelles. «No, è un regolamento anti-europeo». E ancora: «È noto il gran divario linguistico che ci divide dagli altri Paesi Ue, parliamo poco le lingue straniere. Ora le parleremo ancor meno! Altrove si investe sulla seconda lingua straniera, pensiamo che l'Italia dovrebbe fare lo stesso...».
E che cosa ne pensa il destinatario delle email, cioè l'ingegnere
romeno Orban, commissario al Multilinguismo? «Conosco la linea
italiana. E penso che non sia l'approccio migliore. L'approccio
della Ue è un altro: più lingue si insegnano e si parlano in ogni
Paese, meglio è. Lo dico con il massimo rispetto per lo Stato
italiano, so bene che sono sue le competenze sul multilinguismo. E
mi piacerebbe anche parlarne con il ministro Gelmini». Secondo Orban,
«per l'Europa, niente è cambiato rispetto alla volontà politica
espressa da tutti gli Stati nel 2002, a Barcellona, al vertice dei
capi di Stato e di governo. Allora si disse: si insegneranno "almeno
due lingue" oltre alla lingua madre». A Barcellona, per l'Italia,
c'era Silvio Berlusconi, anche allora premier, e l'Istruzione era
affidata a Letizia Moratti. Però non è stata solo l'Italia a
cambiare strada, da allora. Anche in Gran Bretagna, la lingua
straniera non è obbligatoria dai 14 anni in poi: «Ma studi fatti
laggiù — rileva ancora Orban — parlano di seri problemi per quei
giovani, sul mercato interno del lavoro: le aziende cercano chi
parla più lingue perché comunica meglio e perché è più aperto,
adattabile, ha più capacità interculturali. Sono sempre di più i
Paesi Ue che applicano questo principio. E ormai contano il russo,
il cinese, l'arabo. Immagini che ogni Paese decida di promuovere una
sola lingua, che cosa accadrebbe? Che una lingua e una cultura
importanti come quella italiana non avrebbero alcuna possibilità di
essere conosciute fuori dall'Italia. Ma l'Europa, che è un attore
globale e vuole competere nel mondo, certo non vuole questo, per
nessuno ». |