Al Casagrande di Terni Franco Coppola stacca il simbolo durante le sue lezioni
E' stato denunciato dal preside. I Cobas lo difendono e protestano

"Niente crocifisso nelle mie ore"
E il prof rischia il licenziamento

Salvo Intravaia, la Repubblica 10.2.2009

CASAGRANDE (TERNI) - Rischia il licenziamento per avere tolto il crocifisso dal muro durante le sue lezioni. Domani mattina, il professore Franco Coppoli dovrà spiegare ai componenti dell'organo di disciplina del Cnpi (il Consiglio nazionale della pubblica istruzione) perché nel corso delle lezioni che tiene all'istituto professionale Casagrande di Terni preferisce staccare dal muro il crocifisso, riappendendolo alla parete a conclusione delle sue ore.

Per il suo comportamento il docente è stato denunciato dal preside dell'istituto, Giuseppe Metastasio, alla Procura della repubblica e adesso rischia un provvedimento disciplinare che può andare dalla semplice "censura" alla risoluzione del rapporto di lavoro: il licenziamento, appunto.

Il fatto, che risale all'inizio dell'anno scolastico, in principio non ha creato proteste tra gli studenti. Poi, alcuni di loro si sono lamentati e durante una assemblea studentesca è passata la mozione che vuole il crocifisso alle pareti. Ma il professore Coppoli non ha ceduto e il dirigente scolastico, che ha sostenuto pubblicamente di avere il dovere di fare "rispettare la volontà degli studenti", gli ha intimato di non rimuovere più il simbolo religioso dal muro minacciandolo di prendere provvedimenti disciplinari.

Coppoli è anche rappresentante sindacale "rivendica la libertà docente di non fare lezione sotto un simbolo appeso dietro la cattedra, di una specifica confessione religiosa, invocando la libertà di insegnamento, la libertà religiosa e la laicità dello Stato e della scuola pubblica previste dagli articoli costituzionali".

Secondo Piero Bernocchi dei Cobas "l'attacco discriminatorio a Coppoli si inserisce in un quadro caratterizzato dalle sistematiche ingerenze della chiesa cattolica nelle vita politica italiana, di cui abbiamo avuto eclatanti dimostrazioni in questi giorni - continua Bernocchi - con la presentazione da parte del governo prima di un decreto legge e poi di un disegno di legge, scritti sotto la dettatura del Vaticano, che puntavano a invalidare una sentenza della Corte di Cassazione e a violare pesantemente la tutela delle libertà personale di una donna da 17 anni in stato vegetativo irreversibile". Per i Cobas "essendo abrogate le norme fasciste che inserivano il crocifisso tra gli arredi scolastici nelle scuole elementari e medie, non esiste alcuna norma che preveda l'obbligo del crocifisso in aula".