Psicologi, in Italia mancano ancora
servizi "ad hoc" nelle scuole

Per il 93% dei docenti sarebbe una soluzione

 La Stampa 18.2.2009

ROMA
Una diffusione capillare di servizi psicologici nelle scuole. Una strategia necessaria per contrastare da subito quegli aspetti più preoccupanti tra i giovani, come deficit dell’attenzione e comportamenti aggressivi. È la richiesta espressa dall’Ordine nazionale degli psicologi, che oggi al Palazzo dell’informazione di Roma ha organizzato un incontro per celebrare i vent’anni dall’istituzione a livello nazionale di quest’ordinamento.

Dei 200 mila psicologi europei, circa il 20% opera nella scuola e nell’educazione, eppure in Italia gli psicologi scolastici non hanno un ruolo giuridico, spesso chiamati in causa solo per scelte autonome di singoli istituti. «Quello che chiediamo - spiega Claudio Tonzar, vicepresidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop) - non è uno psicologo in ogni scuola, ma un servizio psicologico per la scuola». In Europa ci sono esempi di questo tipo, con specialisti che operano «nella formazione degli insegnanti, counseling a bambini e genitori, aiuto nella scelta dell’orientamento scolastico e ricerca psicoeducativa».

Per ora, invece, l’Ordine collabora solamente con gli Istituti regionali per la ricerca educativa (Irre), che riguardano principalmente scarso impegno nello studio, difficoltà di relazione con il corpo docente, alunni con necessità didattiche particolari e comportamenti aggressivi. Una ricerca nazionale svolta dall’Ordine dimostra come ci sia bisogno di un supporto di questo tipo in modo continuativo. «Lo studio ha toccato un campione di 1.511 psicologi e 1.976 scuole - conclude Tonzar - e il 93% dei docenti e dirigenti ha ritenuto che gli interventi psicologici a scuola siano realmente utili».