Saranno aboliti i vincoli. «Con queste
insufficienze Gelmini: nuove norme sul 5 in condotta
Raffica di voti bassi in tutta Italia. Il
ministro: funziona, mano libera ai presidi Il Corriere della Sera 2.2.2009
ROMA Spiega Mariastella Gelmini: «Faremo chiarezza. Ci siamo resi conto che il criterio scelto era troppo rigido e affievoliva la norma. Perciò lasceremo alla scuola la valutazione caso per caso, secondo buon senso». Non è un dietro-front, ma l'esatto contrario, ovvero un ulteriore giro di vite: «Vogliamo che finisca l'indisciplina. La scuola deve recuperare autorevolezza. Molti presidi ci segnalano che da quando è stato reintrodotto il voto in condotta, gli studenti sono più accorti e rispettosi, con i professori e con i compagni ». Una misura poco popolare, tra i ragazzi: «Non creda. La maggioranza è favorevole ». E anche gli insegnanti, a giudicare dalla pioggia di 5, 6 e pure qualche 4 caduta già con i primi scrutini. Nonostante la vaghezza delle disposizioni e il fatto che molte scuole li avessero chiusi prima del decreto applicativo del 16 gennaio. Una cinquantina di 5 al Manzoni di Milano, cento 6 (più un 5) all'Einstein di Piove di Sacco, Padova, una trentina di 6 e un 5 (grave offesa ad un bidello) al Righi di Bologna. Due allieve del Newton di Padova hanno preso 5 per ripetuti ritardi, al Volta di Pavia l'ha rimediato tutta la classe per uno scherzo pesante a un prof, a Vigevano tre 4 in pagella per comportamenti «inaccettabili». Tale è stata la scarica di votacci in Veneto che l'ufficio scolastico regionale ha inviato ispettori, preoccupato per possibili ricorsi a catena. Eventualità che non intimorisce il ministero: «Si tratta solo del primo quadrimestre, c'è tempo per rimediare». Del cinque facile ne pensa tutto il male possibile Michele D'Elia, preside del Vittorio Veneto a Milano «dove al massimo abbiamo messo qualche 7 che basta e avanza. Non ha senso che la condotta faccia media con gli altri voti, sono categorie separate. Il ministro ha aperto la cataratta della giustizia fai da te, trasforma i professori in vendicatori, dichiara il fallimento della scuola. Queste riforme sono fatte da chi non conosce la psicologia degli studenti, si rischia l'effetto contrario. Finché resterò io, che sono severo e punisco anche i ritardi, di alunni e professori, nel mio istituto non ci sarà nemmeno un 5». Secondo Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione presidi (Anp), «ben venga la rettifica dei criteri, è giusto che a decidere siano il consiglio di classe e i docenti, non serve l'uso massiccio delle insufficienze in condotta». Cosimo Guarino, preside del Mamiani di Roma: «Finora siamo andati a naso e abbiamo dato una decina di 5, pensando però che fosse una normale insufficienza». Non che compromettesse la promozione. «Oggi non lo rifaremmo. Giusto restituire valore al voto in condotta ma non dovrebbe fare media». Dice la preside Carla Rech dell'Augusto, una settimana di occupazione punita con tanti 7 in condotta: «Da noi pochi 6, nessun 5. Bene togliere quei limiti, però la norma va applicata con prudenza ». |