Docenti a casa a 65 anni, ma i presidi a 67.
Obiettivo: Lasciare spazio ai più giovani

Mario Castro, La Sicilia 17.2.2009

Con 65 annui di età e con 40 anni di anzianità contributiva il personale della scuola dovrà andare in pensione con l’eccezione dei dirigenti scolastici che potrebbero rimanere in servizio fino a 67 anni, ma a determinate condizioni. Dopo più di un mese dal decreto e dalla circolare sui pensionamenti del personale della scuola, finalmente il Miur, l’11 febbraio scorso, ha comunicato di avere inviato alla Corte dei Conti - per la registrazione - la direttiva sull’applicazione dei commi 7 ed 11 dell’art.72 della legge 133 del 2008. E’ l’articolo di legge che appunto prevede il pensionamento coatto per il personale della scuola, ivi compresi i dirigenti scolastici. Fermo restando il diritto di permanere in servizio per chi ancora debba maturare l’anzianità, l’applicazione del comma 7 dell’art. 72 riguarda il pensionamento del personale che abbia compiuto 65 anni di età e abbia nel contempo maturato 40 anni di contribuzione.

I dirigenti scolastici che si trovano in questa situazione anagrafica e contributiva, e che entro il 31 dicembre scorso hanno presentato istanza di rimanere in servizio fino a 67 anni, potranno restarvi, ma se si verificano alcune condizioni. Il contratto per i dirigenti è triennale e, qualora questi abbiano avuto l’incarico e non abbiano ancora ultimato il triennio, potranno chiedere di restare in servizio oltre i 65 anni. Ancora. La deroga per prorogare l’occupazione fino ai 67 anni può essere concessa solo nel caso in cui non ci siano altri presidi vincitori di concorso, ma senza posto. Infine, i presidi delle scuole soppresse che non hanno raggiunto i 40 anni di contributi hanno la precedenza su quelli che vogliono posticipare l’uscita dalla scuola a 67 anni.

In tutti i casi la decisione viene presa a discrezione del direttore generale regionale. Questo significa che, mentre per docenti e personale ata il limite d’età è categorico - 65 anni e 40 di contribuzione - per i capi di istituto si fa eccezione. E questo è motivo di contestazione da parte di qualche docente che lamenta il diverso trattamento tenuto conto che i professori, come i capi di istituto, hanno svolto analogo un servizio per la scuola. Comunque, si tratta di una normativa che ha il meritevole obiettivo di fare spazio ai giovani e di evitare che, a causa dei tagli che si avranno nella scuola, aumenti il personale in sovrannumero per cui i posti che lasceranno i pensionati saranno occupati dal personale in soprannumero e, soprattutto, dai precari.