Scuola e politica/1. Tuttoscuola, 6 febbraio 2009 La politica scolastica è stata spesso un terreno di anticipazione e sperimentazione di operazioni politiche di più ampia portata, tanto che nei primi anni settanta dello scorso secolo un'importante conferenza nazionale promossa dall'ufficio scuola del Partito Socialista Italiano, allora guidato da un esponente della sinistra del partito, Tristano Codignola, si intitolò "Scuola è politica". E quello della politica scolastica è stato, nella scorsa breve XV legislatura, insieme alla politica estera, il terreno sul quale si sono verificati i più aspri confronti all'interno del governo Prodi (sulla abrogazione della riforma Moratti, sull'assolvimento dell'obbligo di istruzione, sul precariato), una dialettica che è sfociata alla fine nella convergenza politica ed elettorale delle diverse formazioni che costituivano la cosiddetta sinistra "radicale" (Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi, Sinistra dei DS).
In qualche misura è ancora
la politica scolastica che sembra oggi favorire l'aggregazione di
forze politiche e sociali assai critiche nei confronti sia
dell'attuale maggioranza, sia della maggior forza di opposizione, il
Partito Democratico, accusato di non battersi con sufficiente
determinazione contro il governo e contro le iniziative del ministro
Gelmini. E' probabile peraltro che a fungere da collante politico
tra le forze che si collocano a sinistra del PD siano le elezioni
europee, e l'accordo, per questo appuntamento elettorale, tra i due
maggiori partiti, il PDL e il PD, per fissare la soglia di
sbarramento al 4%: obiettivo mancato, in occasione delle elezioni
politiche del 2008, dalla lista "Arcobaleno". |