Il governo vara i regolamenti Gelmini. ScuolaOggi 27.2.2009 Il governo ha approvato il testo dei regolamenti su riforma e dimensionamento. E questo dopo i pareri negativi della Conferenza Unificata Stato Regioni e del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. E' poi arrivato il parere del Consiglio di Stato, prevedibilmente favorevole, che ha completo l’iter dei provvedimenti. Non mancano comunque anche in quest'ultimo parere le osservazioni critiche e le proposte di riscrittura di parti del testo. Come prevedibile il principale punto di attenzione del Consiglio di Stato riguarda la ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni. Nonostante le clamorose retromarce del Governo e la completa riformulazione della prima parte del regolamento (criteri e parametri per la rete scolastica sono rinviati all’intesa in Conferenza Unificata), il Consiglio di Stato considera contraria alla sentenza della Corte costituzionale n. 13/2004 la scelta del Governo di affidare ai dirigenti regionali dell’amministrazione statale la ripartizione delle consistenze organiche a livello provinciale. Secondo il Titolo V della Costituzione tale competenza spetta alle Regioni nell’ambito della funzione loro attribuita di programmazione dell’offerta formativa. La Corte aveva chiarito che la gestione degli organici, e in particolare la distribuzione dei posti fra le diverse Istituzioni scolastiche, è prerogativa esclusiva delle Regioni. Il Consiglio di Stato suggerisce la cancellazione delle norme sull’inglese potenziato e sulle modalità di formazione delle cattedre di educazione fisica nella scuola secondaria di primo grado e chiede che sia definita la consistenza dei gruppi di bambini di età inferiore a tre anni che possono essere inseriti nelle scuole dell’infanzia collocate in Comuni di montagna o in piccole isole. Ora i Regolamenti approvati al Consiglio dei Ministri per la stesura definitiva del testo saranno pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. Le norme in questione sono oggetto di un ampio contenzioso amministrativo promosso sia da alcune regioni (Lazio e Basilicata) che hanno chiamato in causa la Corte costituzionale, dia dalla Cgil e dal Cidi al tar. |