Sui corsi di recupero

di Pasquale D'Avolio, Pavone Risorse 11.2.2009

Non so quanti hanno rilevato una vera e propria “chicca” nella C.M 12 del 2 febbraio a proposito dei corsi di recupero nelle scuole superiori. I fondi per tali attività evidentemente stanno restringendosi (ne sanno qualcosa i colleghi dirigenti alle prese con insormontabili difficoltà finanziarie), ma il MIUR ritiene non ci si debba preoccupare più di tanto. Ecco infatti cosa dice a un certo punto della circolare, dopo aver richiamato le diverse modalità di recupero previste dal DM 80 e dalla O.M. 92/2007.

“È comunque ipotizzabile per l'a. s. corrente una più limitata esigenza degli interventi di recupero in sede di scrutini periodici e di fine anno previsti dall'articolo 2, commi 5 e 6 dell'O.M. 92/20073. Gli alunni che stanno frequentando le rispettive classi, all'avvio delle lezioni, avevano infatti, in linea di massima  (sott. mia) le conoscenze e le competenze richieste.”

Giusto! Se no a che cosa sono serviti gli interventi dell’anno scorso? Se alla fine dell’anno o in sede di giudizio finale ad agosto i consigli di classe hanno promosso l’alunno con 2/3 o anche 4 debiti a giugno, evidentemente questi avevano raggiunto le conoscenze e le competenze richieste, così come prevedeva infatti l’ordinanza surrichiamata o almeno “in linea di massima”.

Se poi negli scrutini del I quadrimestre del nuovo anno si verificheranno ancora tante insufficienze, la colpa di chi sarà se non dei professori?

Qualche giorno dopo,  il 6 febbraio, il Miur annunciava che : “a breve seguirà una comunicazione di avvio dell’attività di invio dei dati relativi alle insufficienze conseguite dagli studenti della secondaria nel primo quadrimestre, per acquisire informazioni sul raggiungimento delle competenze”.
Aspettiamo questi dati, ma chi vive nella scuola i dati li conosce già e scommetto che per gli esperti del MIUR sarà davvero una sorpresa!
 

Nota finale: le raccomandazioni affinché i corsi di recupero si svolgano secondo modalità che non siano le classiche “ripetizioni” pomeridiane a pochi alunni della stessa classe è da condividere, come sarebbe giusto che si utilizzino possibilmente forme di “flessibilità” sia temporali che attraverso gruppi di livello. Non è solo una questione di risparmi (che pure vanno tenuti presenti), ma anche di qualità dell’intervento didattico. Ma qui occorrerebbe una attenta valutazione delle modalità reali e di sostegno alle innovazioni nel campo del recupero e del sostegno. Negli anni che furono (1995/96) tentativi di questo genere vennero fatti. Ma poi, come sempre, ci si adagiò sulla tradizionale prassi delle “ripetizioni pomeridiane”, almeno nella maggior parte dei casi.