PROF ACCOLTELLATO? COLPA DEL PROF... Serafina Gnech, Professione Insegnante 18.2.2009 Un professore è stato accoltellato alla schiena. E’ successo lunedì sera alla scuola media Silvio Pellico di Chioggia, dove F. P., professore di violino, stava tenendo una lezione individuale. L’autore del fatto, un tredicenne di cui i giornali non riportano il nome, a seguito di un rimprovero, ha estratto il coltello da cucina e pugnalato alle spalle il professore. Colpa del prof, o meglio dei prof, sostiene nel Corriere di oggi Domenico Canciani, educatore, che mette il dito sulla piaga: “l’inadeguatezza del corpo docente”. Alla piaga del professore Canciani non dedica peraltro alcuna attenzione, se non per consigliarlo - e con lui tutti gli insegnanti – di studiare un po’ di psicopedagogia. Noi, i professori, quelli che a scuola ci vivono e di scuola si interessano, chiederemmo a lui, invece, di evitare le banalità mediatiche e di provare a guardare la scuola. Non si accorge forse che essa è diventata - perché così si è voluto – la riproduzione esatta della società adulta? Fattispecie di fabbrica con lavoratori, pardon, studenti, provvisti di Statuto, fattispecie di tribunale dove si giudicano ora fattispecie di reati. Compiuti da quella fattispecie di adulti che sono ora i nostri ragazzi. Non si è mai chiesto il Dottor Canciani se questa finzione, utile a un mondo consumistico che mette in vendita reggiseni per bambine di sette anni, non abbia distrutto il rapporto educativo? E non si è mai chiesto se sia normale trattare i bambini, i ragazzi, gli adolescenti come piccoli adulti con tanto di sindacalisti- genitori alle spalle? Ben dice il giornalista Mario Pirani in un’intervista per la rivista Interdipendenza: “La scuola è una missione pubblica, che ha il fine ben preciso di educare alla democrazia e all’uguaglianza, ma per compiere la sua missione non può mai dimenticare che il minore è tale e confondere il suo contenuto, la sua essenza, con la sua azione e il suo ordinamento”. Come meravigliarsi che delle fattispecie di adulti si comportino in maniera conforme all’immagine del mondo adulto che quotidianamente si impone loro? “Non pensavo, non sapevo, non volevo” hanno già detto molti dei ragazzi che hanno visto scattare le manette. Ed infatti non potevano sapere. Nessuno lo ha permesso loro. |