Riforma della secondaria/1. da TuttoscuolaNews N. 421, 21 dicembre 2009 Si stanno delineando, giorno dopo giorno, due schieramenti trasversali pro o contro il rinvio della riforma delle superiori. Mentre vanno ingrossandosi le fila del partito del rinvio, il ministro Gelmini ha dichiarato senza mezzi termini che la riforma partirà dal prossimo settembre. Punto e basta. Su quali motivi sostanziali si basa la sua posizione? Probabilmente almeno tre, anche se è ben consapevole, crediamo, che le condizioni previste per preparare bene l’avvio della riforma sono venute in parte a mancare. Proviamo a immaginare quali. C’è innanzitutto una immagine politica da salvaguardare. Il ministro fin dall’inizio del suo mandato si è spesa (e con lei l’intera maggioranza) per avviare la riforma delle superiori e ha già dovuto piegarsi (malvolentieri) una prima volta, un anno fa, alla logica del rinvio. C’è un’altra ragione, molto più concreta, che tocca anche il ministro Tremonti per gli aspetti economici. Dalla riforma delle superiori, a cominciare dal 2010, sono attese cospicue “economie”. Gli altri settori scolastici, in particolare la secondaria di I grado, hanno già dato nel 2009-10; potranno dare ancora qualcosa nei prossimi anni, ma la quota più consistente dei risparmi dovrà venire dalla riforma delle superiori che, attraverso la contrazione delle ore di lezione nominali (poca differenza ci sarà sulle ore effettive, con il ritorno alle ore da 60 minuti), ridurrà sensibilmente gli organici del personale docente. Risparmi già quantificati dall’art. 64 della legge 133/2008 e che dovranno essere onorati, pena l’applicazione della clausola di salvaguardia (o, in alternativa, un nuova legge di manovra finanziaria). C’è, infine, una ragione ancora più rilevante. Se la riforma partirà dal 2010, potrà essere accompagnata e gestita per il resto della legislatura, assorbendone gli inevitabili contraccolpi non positivi e i necessari adeguamenti; se dovesse subire un altro rinvio, rischia di non partire affatto, vittima delle necessità politiche di convenienza. |