Metodo di studio? È arrivato studiokit.ok!

Silvia Ferraresso, Claudio Lucarini,
Studiokit.ok, Mazzanti Editori, Venezia 2009. € 14,00

Non si può certo dire che il tamtam che risuona nelle aule universitarie e all’interno degli istituti superiori italiani non trovi eco sulla stampa: gli studenti non conoscono l’italiano, non possiedono un metodo di studio, di più: faticano, quando ci riescono, a decodificare una semplice consegna. E ancora: le capacità di concentrazione si attenuano, le acquisizioni sono labili. Quale risposta professionale possono dare gli insegnanti ad una emergenza di questo tipo? Quante volte noi docenti abbiamo ascoltato genitori parlare dell’apprendimento dei loro ragazzi in questi termini: “Sa, professoressa, è un ragazzo sveglio. Fino allo scorso anno gli bastava stare attento in classe e dare una letta a casa all’argomento trattato!” Mettiamoglielo bene in testa, stare solo attenti NON BASTA! Bisogna far propri comportamenti e metodi. E scontrarsi con le difficoltà, aiutati dai propri insegnanti. Imparare a leggere i manuali. Individuare la fitta rete logica che tiene unite le informazioni. Gerarchizzarle. Saperle rielaborare. Trasformare le conoscenze in capacità di risoluzione concreta dei problemi. Questa la proposta operativa. Indicazioni applicative per districarsi nelle diverse discipline, riducendo le possibilità d’insuccesso e nel contempo incrementando la fascinazione delle materie scolastiche, finalmente comprese appieno. Per contrastare le più gravi e diffuse difficoltà degli studenti d’oggi. Attraverso comportamenti e ragionamenti che non possono darsi per acquisiti.

Una prassi didattica quotidiana e una continua interazione coi ragazzi hanno costituito l’humus sul quale le proposte applicative di studiokit.ok hanno potuto prendere forma. Con quale risultato? Un metodo che utilizza il loro linguaggio. E che è focalizzato sulle loro necessità più urgenti: logiche o classificatorie, di comprensione e d’organizzazione. Ma anche d’attenzione. E non solo. Un metodo che insegna a studiare. E a “mettere a sistema” le disparate informazioni che i ragazzi interiorizzano con difficoltà. Una risposta formativa e culturale alla superficialità e al pressapochismo.