Rapporto Censis: tra genitori, di A.G. La Tecnica della Scuola, 4.12.2009 Nell’ultimo anno il 47,7% delle famiglie non ha incontrato mai o quasi mai gli insegnanti dei propri figli. Mamme e papà non danno però la colpa ai docenti: non hanno strumenti per opporsi. Anche i presidi sono d’accordo: colpa del modello sociale prevalente che svilisce la funzione educativa. Il risultato è che otto giovani su dieci si è chiesto almeno una volta che senso abbia stare a scuola. Circa un genitore su due non crede nella funzione sociale e culturale della scuola: è questo uno dei dati più interessanti che emerge dal rapporto annuale del Censis, presentato il 4 dicembre. Sembrerebbe che circa la metà delle famiglie, infatti, abbiano decretato inutile l’influenza del sistema scolastico sulla formazione dei figli: tanto che nell’ultimo anno il 47,7% dei genitori non ha incontrato mai o quasi mai gli insegnanti dei propri figli. La preoccupante rassegnazione delle famiglie è contrassegnata da un altro dato: il 59,7% dei genitori con figli in età scolare ritiene il bullismo sicuramente un fenomeno in crescita e il 52% che la scuola non sia in grado di avere le capacità per proteggere i ragazzi. I genitori non sembrano però scaricare la colpa ai docenti: il 59,7% ha affermato che gli insegnanti non hanno praticamente alcuno strumento utile per arrestare gli episodi di cui si rendono artefici i bulli. La colpa di tanta aggressività e mancanza di rispetto per il prossimo, come per le regole, sarebbe così figlia di una società che invia evidentemente troppi messaggi di superficialità. Ma la convinzione che i valori trasmessi dalla scuola sono sempre meno recepiti dagli alunni non è solo dei papà e delle mamme. Anche la maggior parte dei docenti neo-assunti (il 54,4%) sono ormai convinti che motivare l’apprendimento degli studenti è un’impresa davvero ardua, soprattutto a seguito del sempre minore appeal della figura dell’insegnante. Un ragionamento simile viene poi fatto anche da 57,6% dei dirigenti della scuola secondaria di secondo grado: hanno dichiarato al Censis che i bassi rendimenti scolastici sarebbero frutto di un modello sociale prevalente che svilisce la funzione educativa. La dimostrazione, hanno detto sempre i presidi (stavolta il 45%) sarebbe nell'atteggiamento prevalente dei docenti sempre più contrassegnato dal disorientamento. Sempre a proposito dei dirigenti, va sottolineata la loro promozione, (il 70% la pensa così) per il modello di “alternanza scuola-lavoro”: il 56% ritiene anche che offra un migliore curriculum al termine degli studi e il 45% che da queste esperienze possa derivare qualche stabile rapporto di lavoro. Il 55% degli stessi capi d’istituto si è però detto scettico sulla possibilità che ciò accada: hanno ammesso, infatti, che mancherebbero le risorse economiche per attivare il percorso di alternanza per tutti gli studenti interessati. E quasi altrettanti sottolineano le difficoltà incontrate per coinvolgere attivamente le aziende nella delicata funzione di tutoraggio. La parola scetticismo regna anche tra gli stessi studenti: "il 92,6% dei giovani in uscita dalla scuola secondaria di II grado – scrive il Censis - ritiene che anche per chi ha un titolo di studio elevato il lavoro sia oggi sottopagato, il 91,6% pensa che sia agevolato chi può avvalersi delle conoscenze". Ma non finisce qui. "Circa l'80% dei giovani di età compresa tra 15 e 18 anni si è chiesto almeno una volta che senso abbia stare a scuola o frequentare corsi di formazione professionale". Insomma, se dovessimo prendere per buone le indicazioni del Censis, una bella fetta degli “attori” che operano nella scuola avrebbe bisogno di un bel po’ di iniezioni di entusiasmo. |