Palazzo Spada blocca la riforma e chiede chiarimenti al ministero.
A rischio l'avvio dal 2010

I nuovi licei non vanno, parola CdS

Invadono l'autonomia scolastica e non assicurano la continuità

di Antonio G. Paladino, ItaliaOggi 15.12.2009

Il Consiglio di stato ha sospeso ogni valutazione in merito ai regolamenti di riforma dei licei (si veda ItaliaOggi di sabato scorso) in attesa di chiarimenti. Uno stop che rischia di provocare una vera e propria reazione a catena che potrebbe portare a uno slittamento della riforma. Il consiglio nazionale della pubblica istruzione (Cnpi), per esempio, domani potrebbe prendere tempo per il prescritto parere sulla riforma delle classi di concorso, in attesa di conoscere la struttura esatta dei nuovi licei. E intanto il ministero si prepara a rinviare le preiscrizioni all'anno scolastico 2010-2011 a marzo prossimo, per dare tempo alle scuole di informare studenti e famiglie sulle nuove offerte formative. Insomma, i tempi stringono e le richieste del Cds, se non esaudite nel giro di pochi giorni, potrebbero far saltare di un anno l'impianto.

È da precisare, comunque, che il collegio di Palazzo Spada non ha bocciato la riforma fortemente voluta dal titolare del dicastero di Viale Trastevere, Mariastella Gelmini, ma ha sospeso ogni valutazione in merito, in attesa dei necessari chiarimenti su alcuni punti contenuti nei decreti di attuazione. Infatti, a tal fine, entreranno a Palazzo Spada, per essere ascoltati sui punti in chiaroscuro, il capo ufficio legislativo del ministero, nonché il dirigente generale che ha curato l'istruttoria.

Secondo il Consiglio, le previsioni contenute nel testo dei regolamenti emanati dal ministero dell'istruzione sembrano spingersi oltre quanto contenuto nella norma di delega. In particolare, devono essere chiarite le previsioni riguardo la quota dei piani di studio rimessa alle singole istituzioni scolastiche, soprattutto in merito ad un mancato coordinamento con le norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche stesse. Manca anche un'illustrazione della graduazione del passaggio al nuovo ordinamento, soprattutto sul versante della tutela degli studenti, i quali, al momento, non potranno che subire la modificazione dell'iter formativo prescelto.

Secondo Palazzo Spada, «non è chiaro se il testo predisposto dal ministero si mantenga nei limiti della delega». C'è un punto critico. La norma di delega prevede espressamente la «sola ridefinizione dei curricoli vigenti nei diversi ordini di scuola anche attraverso la razionalizzazione dei diversi piani di studio e relativi quadri orari». Ma, invece, il testo del regolamento «sembra spingersi ben oltre la mera razionalizzazione dei piani di studio e degli orari». Ecco perché, il Consiglio di Stato impone a Viale Trastevere un chiarimento «indicando su quale base abbia proceduto all'estensione dell'oggetto di delega e se le finalità di contenimento della spesa e di razionalizzazione delle risorse umane e strumentali giustifichino l'ampia revisione operata».

In particolare, sotto la lente del collegio è passato l'articolo 10 del regolamento di riforma, vale a dire quello in cui si stabilisce che la quota dei piani di studio rimessa alle singole istituzioni scolastiche nell'ambito degli indirizzi definiti dalle regioni, non può essere superiore al 20% del monte ore complessivo nel primo biennio, al 30% nel secondo biennio e al 20% nel quinto anno. Qui Palazzo Spada ha sottolineato che il Ministero deve chiarire se tale previsione sia stata coordinata con le norme (il Dpr n.275/1999) riguardanti l'autonomia delle istituzioni scolastiche. Altro punto che cozza con l'autonomia delle istituzioni scolastiche riguarda la previsione (regolamentare) di costituire i cosiddetti dipartimenti per il sostegno alla didattica e alla progettazione formativa e il comitato scientifico con funzioni consultive per l'organizzazione e l'utilizzazione degli spazi di autonomia e flessibilità.

Su questo punto, Palazzo Spada è rimasto perplesso, in quanto «regolamentazioni estranee all'ambito della delega». Ad avviso del collegio, «sarebbe più coerente con l'obiettivo di realizzare l'autonomia, lasciare alle istituzioni scolastiche la scelta in merito all'opportunità di istituire tali organi». Ed infine, perplessità sul graduale passaggio al nuovo ordinamento. Il Consiglio di Stato stigmatizza che la confluenza dei percorsi liceali e delle sperimentazioni avvenga, per così dire a scatola chiusa. È quindi necessario che Viale Trastevere «illustri la gradazione di tale passaggio», anche con riguardo alla tutela dell'affidamento degli studenti che, trovandosi nelle situazioni di transito, «subiranno una modificazione dell'iter formativo prescelto». La parola ora passa all'Istruzione, che sta lavorando alacremente alle opportune risposte. Anche perché il parere è vero che non è vincolante ma, in caso di un futuro ricorso, esporre il ministero a una facile soccombenza.