Alunni stranieri, per diventare italiani
potrebbe valere l’esito della primaria

di A.G. La Tecnica della Scuola, 23.12.2009

L’idea è del ministro della Difesa Ignazio La Russa, che però specifica: solo se i genitori sono regolari. Alla Camera la questione crea spaccature: Lega e destra radicale sono contrari, ma l’opposizione è d’accordo e si va verso un accordo bipartisan. Il Pd si rivolge al presidente della Camera, Gianfranco Fini: passi dalle parole ai fatti.

È una strada decisamente in salita quella che devono percorrere in Italia i figli di immigrati regolari: frequentano le nostre scuole, giocano con i nostri figli, seguono il campionato di calcio italiano e parlano i nostri dialetti. Ma rimangono stranieri fino al compimento dei 18 anni. Ora però il loro destino potrebbe cambiare. E proprio grazie alla frequenza scolastica: l’esito positivo conseguito al termine della scuola primaria potrebbe presto costituire il lasciapassare per diventare cittadini italiani. L’idea è stata espressa dal ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, che in questo modo ha voluto sgombrare il campo di fronte alle polemiche mosse da chi accusa il Governo di non voler aprire all’integrazione degli immigrati: "propongo che bambini nati in Italia da genitori stranieri regolari – ha detto il ministro della Difesa - non debbano aspettare i 18 anni per la cittadinanza, per sentirsi 'uguali' agli altri bambini. Io darei, con una valutazione della scuola, al termine delle elementari, la facoltà di essere cittadini italiani".

Negli ambienti politici quello della cittadinanza per i minori è un argomento molto “caldo”: nelle ultime settimane è giunto in discussione alla Camera creando contrapposizioni anche in seno alla maggioranza. La Lega, più di tutti, ha molto da ridire sulla volontà di adottate delle revisioni all’attuale legge sulla cittadinanza. Al partito guidato dal senatur ancora brucia la bocciatura del decreto che avrebbe dovuto obbligare i presidi a denunciare, alle forze dell’ordine, gli alunni con famiglie non in regola. Sull’estensione dei diritti dei cittadini italiani a quelli stranieri in, il capogruppo del Carroccio a Montecitorio, Roberto Cota, ha così detto: "Abbiamo vinto le elezioni con un programma che non prevedeva revisioni della legge sulla cittadinanza". Ancora più duro l’on. Massimo Polledri: "Un simile 'accanimento terapeutico' sui minori – ha detto - si giustifica solo con motivazioni strumentali".

Il ministro La Russa però ha voluto sottolineare che il Governo non ha intenzione di cambiare mutare le posiziono sinora condivise sugli stranieri presenti nel nostro Paese: per gli illegali si conferma la “stretta”: "la posizione Pdl – ha spiegato - è molto chiara: non siamo secondi a nessuno per la severità verso chi viola le leggi, non rispetta le regole, è clandestino".

Anche se su quest’ultimo punto, il diritto all’istruzione a prescindere dallo status della famiglia di provenienza, l’opposizione non la pensa allo stesso modo, quello della cittadinanza ai figli degli immigrati regolari sembrerebbe uno dei pochi argomenti, forse l’unico, su cui esiste in Parlamento una comunione d’intenti. Secondo Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera e presidente del Forum sull`immigrazione del Pd, “in nessun paese europeo esiste una legislazione tanto ostile alla naturalizzazione dei minori. La nuova legge sulla cittadinanza in discussione alla Camera deve avere come punto di partenza la naturalizzazione dei minori nati in Italia da genitori stranieri che sono più di 860 mila e non possiamo far finta che non esistano. Senza un accordo su questo punto non avrebbe senso una nuova legge in materia di cittadinanza". Se Roberto Zaccaria (Pd) ha spiegato che esiste una "intesa ampia", il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, ha lanciato una sorta di sfida al presidente della Camera, Gianfranco Fini auspicando “una corrispondenza tra le parole, anche importanti, pronunciate da molti esponenti e leader di destra e la volontà di fare dei passi avanti sulla cittadinanza".

Nei prossimi giorni l’aula del Parlamento si appresta anche ad esaminare una proposta bipartisan, il ddl Sarubbi-Granata, che intende ridurre a cinque anni i tempi per il rilascio della cittadinanza e introdurre lo 'ius soli' per assicurarla automaticamente a chi nasce in Italia. "Credo che il testo della relatrice Bertolini sia una ottima base di partenza. Ovviamente bisogna essere pronti al dialogo e alla discussione", ha dichiarato il vice-capogruppo del Pdl Italo Bocchino, vicino a Gianfranco Fini. Ed lo stesso presidente dalla Camera ha confermato, ricevendo Raffaele Bonanni, dopo un sit-in della Cisl di fronte a Montecitorio a favore del disegno di legge bipartisan, la sua apertura che tanto fa arrabbiare la Lega e l’area più radicale della destra. "Fini ci ha espresso il suo sostegno – ha detto Bonanni - a una riforma della cittadinanza che riconosca a tutti i figli degli immigrati nati e cresciuti in Italia gli stessi diritti di tutti i bambini italiani". Ad iniziare da quelli in materia scolastica.