I tagli in classe Chi sceglie di non frequentare
l’ora non ha lezioni alternative da seguire

Religione, bambini «parcheggiati»
Famiglie pronte al ricorso al Tar

Lettera a Palumbo da tre scuole. «Ho già coinvolto il ministero»

di Alice D’Este da Il Corriere del Veneto, 3.12.2009

MESTRE — A Giulia, 7 anni, hanno detto di sedersi in un angolo, ascoltare la lezione dei suoi compagni di 10 anni e tacere. A Marco e Filippo, 12 anni, hanno messo una nota sul libretto perché facevano troppo chiasso, mentre Rim, 13, musulmana, per evitare le continue prese in giro dei compagni delle classi in cui veniva «trasferita» ha preferito chiedere ai genitori di venirla a prendere e riportarla all’inizio dell’ora successiva.

Abbandonati a loro stessi, relegati in un angolo o nel migliore dei casi inseriti in classi di bambini molto più grandi di loro, l’odissea dell’ora alternativa per gli alunni delle scuole elementari e medie che scelgono di non frequentare l’ora di religione cattolica, sta toccando situazioni estreme. Tanto che un gruppo di famiglie indignate di tre scuole ha scritto alla dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale per chiedere un incontro che se non andrà a buon fine diventerà un ricorso al Tar.

L’idea è partita dall’istituto comprensivo Colombo di Chirignago al quale si sono associati i genitori dell’Istituto comprensivo Roncalli di Quarto d’Altino e quelli della scuola media Galileo Galilei di Gambarare di Mira e, dopo un primo tentativo di manifestazione che ha visto una parte i genitori di Chirignago con striscioni davanti alla scuola lo scorso 26 novembre, ieri è arrivata a Palumbo la richiesta di un incontro con le delegazioni di tutta la provincia. «La situazione è diventata emergenziale — spiega Antonio Favaretto, rappresentante dei genitori della Colombo — l’unica ». soluzione adottata dalle scuole elementari e medie che hanno l’obbligo della viglilanza sugli studenti sembra essere quella di «parcheggiarli» in altre classi, questo però da adito a fragilità e tensioni interne sia tra studenti che con i nuovi docenti».

E le situazioni di disagio sembrano essere molto diffuse, specialmente alle medie in cui i ragazzini adolescenti tendono a sentirsi in imbarazzo e a vivere il trasferimento di classe con difficoltà. «Esempi limite se ne trovano ovunque — commenta Sandro Voltolina, professore di una scuola media di Olmo — nella nostra scuola ci sono due alunni che non seguono l’ora di religione cattolica per motivi religiosi. Uno di loro ha scelto di farsi venire a prendere dai genitori e farsi riportare all’inizio dell’ora successiva perché nella nuova classe era preso in giro. Tutte le scuole hanno cercato di salvare il salvabile in questi mesi ma non si può continuare così». Tensioni in crescita, dunque, patto di tolleranza saltato ma stavolta la richiesta di incontro chiede garanzie precise.

«Speriamo che questo incontro serva a qualcosa ma se nemmeno stavolta riceveremo una risposta ricorreremo al Tar — dice Fabio Brusò, un genitore dell’istituto Colombo — abbiamo diritto di essere ascoltati, la situazione sta diventando pesante». «Si, è vero, il problema è grosso, specialmente nelle scuole elementari e medie in cui esiste la necessità di una vigilanza diretta degli studenti — commenta Carmela Palumbo, direttrice dell’Ufficio Scolastico regionale — abbiamo già mandato una nuova richiesta al ministero per chiedere una direttiva, questa volta presentando anche due o tre proposte ma finora non abbiamo ricevuto risposta. Il problema però è nazionale e non possiamo pensare a soluzioni fai da te locali, dev’esserci un comportamento comune.