Organiche indulgenze di Marina Boscaino, Pavone Risorse 21.12.2009 Qualche dato del passato recente per riflettere sulla condizione di genuflessione acritica che il nostro Stato ostenta nei confronti della chiesa; sulla necessità di rimozione di qualunque sacca di resistenza e di richiamo alla legalità nella gestione di una materia controversa e spinosa come il rapporto tra scuola dello Stato e insegnamento della religione cattolica. Infine l'esplicitazione concreta, attraverso numeri, cifre che parlano da soli, di un progetto di riduzione ad un pensiero unico – quello di Benedetto XVI – per affermare il quale si continua con noncuranza a perpetrare una clamorosa iniquità di trattamento tra (apparentemente) simili. Nessun commento, ma solo fatti. La "lettera circolare" inviata qualche mese fa dalla Congregazione Vaticana per l'Educazione Cattolica stigmatizza che in molti Paesi siano state introdotte «nuove regolamentazioni civili, che tendono a sostituirlo [l'insegnamento della RC, ndr] con un insegnamento del fatto religioso di natura multiconfessionale o di etica e cultura religiosa, anche in contrasto con le scelte e l'indirizzo educativo che i genitori e la Chiesa intendono dare alla formazione delle nuove generazioni». «Si potrebbe anche creare confusione o generare relativismo o indifferentismo religioso se l'insegnamento della religione fosse limitato ad un'esposizione delle diverse religioni, in un modo comparativo e "neutro"». Pertanto, la Santa Sede ritiene che «l'insegnamento religioso scolastico appaia come disciplina scolastica, con la stessa esigenza di sistematicita' e rigore che hanno le altre discipline». Infine la Congregazione Vaticana «non smette di denunciare l'ingiustizia che si compie quando gli alunni cattolici e le loro famiglie vengono privati dei propri diritti educativi ed è ferita la loro libertà religiosa». Ha risposto Gelmini: «L'ora di religione non si tocca», passando, pazientemente, a spiegarci che: «non è un'ora di catechismo ma è un'ora di approfondimento dei contenuti e dei valori della religione cattolica», «La pretesa della Chiesa di mantenere la connotazione che oggi ha l'ora di religione a scuola è assolutamente legittima: nel rispetto di tutte le religioni - ha detto il ministro - è innegabile il ruolo che quella cattolica ha avuto nella cultura e nella storia del nostro paese». L'ora di religione sarà comunque lasciata, come vuole la Costituzione, alla libera scelta, ma, ha rimarcato il ministro, «deve rimanere quello che è sempre stata». Sull’opzione e sulla scelta, come è noto, ci sarebbero molte osservazioni da fare. Ma andiamo con ordine: ora di religione, ora di storia delle religioni, nulla; una questione sempre verde e che sta a cuore soprattutto a chi vede nella laicità della scuola un elemento di garanzia per tutti. È stato utile, il duetto tra Santa Sede e ministro; ha chiarito inequivocabilmente che l'insegnamento della religione nel nostro Paese non è un fatto culturale, principio al quale si sono appellati gli Ordinari Diocesani dopo che il Nuovo Concordato stabilì nel 1984 l'opzionalità dell'Insegnamento di Religione Cattolica in luogo dell'obbligatorietà. Da quelle battute si è fatta luce sulla natura confessionale di quell'insegnamento; su quella caratteristica che, d'altro canto, rende improponibile la soluzione di renderla una materia come tutte le altre. Infine qualche dato, qualora non fosse chiara la preoccupante anomalia "legalizzata" nel sistema scolastico italiano. La riduzione di 140.000 posti di lavoro entro l'anno scolastico 2011-12 riguarda i docenti di tutte le discipline, tranne i 15.000 docenti di ruolo di religione cattolica e i 10.000 "precari" in quella disciplina. In entrambi i casi l'anomalia è tanto più grave poiché riguarda personale pagato dallo Stato Italiano ma sottoposto – in termini di operato e di contenuti – alla gerarchia cattolica, che lo abilita, lo inserisce e lo rimuove, secondo le norme del diritto canonico. La riduzione del tempo scuola nella primaria – nonostante le scatenate dichiarazioni del regime in senso contrario – appaiono ancor più clamorose, considerando che né alla primaria né alla scuola dell'infanzia sono state toccate le 2 ore di IRC. Se sull' orario di 30 ore settimanali l'incidenza di questo insegnamento corrispondeva al 6.7%, con la scuola a 24 ore curriculari proposte dal governo (e sventate in molti casi solo grazie alla capacità della scuola primaria di mantenere fede alla propria vocazione democratica e di tutela dei diritti) e le ore di IRC inalterate, l'incidenza sarebbe stata dell'8.3%. Si tratta di cifre abbastanza impressionanti, considerando la vocazione laica della scuola dello Stato e la scure che la cura Tremonti e l'incompetenza Gelmini hanno usato per abbattere posti e qualità nella scuola pubblica italiana. Ancora peggiore la situazione alle superiori: in una complessiva riduzione di più del 10% del monte ore – con il relativo taglio di tutte le sperimentazioni e tutte le classi di concorso "toccate" – proposta dai regolamenti, in un abbattimento del tempo scuola che coinvolgerà tutti i segmenti dell'istruzione superiore, dai licei ai tecnici ai professionali, e che vede la "semplificazione" o "razionalizzazione" come etichette eufemistiche di una drastica operazione di tagli e addirittura di falcidia su taluni insegnamenti, l'ora di religione rimane garantita. Con l'aggravante che, alle superiori, sono proprio quei tagli che impediranno definitivamente l'istituzione dell'ora di insegnamento alternativo per coloro che non si avvalgono. La scuola confessionale (dello Stato) è servita. |