Lo spreco degli studenti migliori

Una ricerca dell'Istituto Cattaneo sugli alunni eccellenti d'Italia

Flavia Amabile, La Stampa 3.4.2009

Nel 2007 erano gli studenti migliori d’Italia. Una carica di 854 «eccellenti»: ragazzi che alla licenza media avevano avuto «ottimo», e una media di almeno 8/10 in tutti e quattro gli anni di scuola superiore. Sono i giovani selezionati per salire al Quirinale e essere premiati al Quirinale come «Alfieri» del Lavoro, e in quanto tali si immagina che siano poi stati coccolati dal nostro sistema scolastico e universitario, segnalati, seguiti. E invece almeno una sessantina di loro non si iscriverà nemmeno all’università. E un centinaio in totale, se anche si iscriverà, al massimo arriverà alla laurea breve.

«Uno spreco», lo definisce Giancarlo Gasperoni, responsabile del primo rapporto sugli studenti eccellenti italiani, realizzato dall’Istituto Carlo Cattaneo su richiesta della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro. Ad analizzare bene i dati, infatti, ci si rende conto che il 6% dei diplomati intervistati ha deciso di non proseguire gli studi pur avendo speso tempo e energie per otto anni con il massimo dei voti. E si scopre che «fra quelli che si iscrivono c’è un 3-4% che abbandona pochi mesi dopo aver iniziato e un altro 3-4% che prevede di arrivare al massimo a conseguire una laurea di tre anni».

Ma chi sono gli studenti migliori d’Italia del 2007? Soprattutto donne, sei su quattro maschi. Provengono dai licei classici (20,8% degli intervistati) o scientifici (il 32,4%) o dai linguistici (7,3%) Uno su tre arriva dagli istituti tecnici mentre decisamente meno rappresentati appaiono gli istituti professionali (3,5%), artistici (2,3%) o gli ex magistrali (3,9%). Più di quattro su dieci arrivano dal nord. Una grossa fetta di loro, insomma, che sale a 6 studenti eccellenti su dieci se si considera anche il centro. Meno rappresentati gli studenti meridionali (il 22%), un dato che si spiega non tanto con la minore bravura dei ragazzi del Sud quanto con l’indifferenza mostrata dalle scuole campane che in gran parte non hanno partecipato alla selezione. Il restante 11% di studenti eccellenti arriva dalle isole.

Molti dei ragazzi più studiosi d’Italia hanno famiglie benestanti alle spalle ma non la maggioranza. Due giovani su tre ha genitori non laureati, alcuni persino non diplomati e comunque appartenenti ai ceti medi e operai.

Sono ragazzi abbastanza soddisfatti - visto che sono i più bravi ma solo fino ad un certo punti: uno su dieci si pente delle scelte compiute a livello scolastico. E fra coloro che decidono di proseguire gli studi anche dopo il diploma uno su otto vorrebbe cambiare il percorso universitario. Uno su tre, però, ha le idee vaghe e ha scelto a quale facoltà iscriversi soltanto dopo la maturità o, addirittura, dopo la pausa estiva. «Se vi fosse un migliore orientamento alcuni di loro avrebbero tutti i requisiti per poter frequentare le università a numero chiuso ma se la scelta viene effettuata tardi ci si preclude questa possibilità», ricorda il professor Gasperoni.

Due su dieci dei diplomati più bravi d’Italia hanno scelto di diventare ingegneri o architetti. Il 16% di loro si è orientato verso le professioni di medico, dentista o farmacista. Meno interessanti sono apparsi ai loro occhi studi di carattere sociale, politico o giuridico.
Vorrebbero andare all’estero ma a rispondere un sì convinto sono soprattutto le donne (28%), i maschi un po’ meno (il 21%). E comunque in totale solo 3 eccellenti su dieci vorrebbe studiare fuori dell’Italia.

Su una cosa però hanno le idee molto chiare gli studenti più bravi del 2007. Quando hanno chiesto loro se da grandi volessero fare un lavoro vicino a quello dei loro genitori, nove su dieci hanno risposto un bel «no».

 


Benito Benedini, presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, perché avete deciso di studiare gli studenti più brillanti d’Italia?

«Perché esiste un forte e pericoloso scollamento tra università e imprese. Come federazione vorremmo realizzare anche un accordo con la Fondazione Crui che riunisce le maggiori università per studiare come i ragazzi possano essere aiutati a scegliere, per intervenire nell’orientamento».

Quali carenze ha rilevato questo primo rapporto sugli studenti?
«Che è necessario maggiore sostegno agli eccellenti non liceali, che si deve potenziare proprio l’orientamento delle scelte, che si deve trovare il modo di interessa re di più questi ragazzi alle materie scientifiche. Io mi occupo di chimica. Nel nostro settore abbiamo bisogno di ingegneri chimici e non ce ne sono».

I governi non hanno fatto abbastanza in questo campo in questi anni?
«In Italia si sono fatte soltanto molte chiacchiere. Vorremmo colmare le profonde lacune che esistono».