La scuola dei decimi

Pasquale Almirante, La Sicilia 12.4.2009

Ormai la scuola è una foresta intricata e forte per gli oltre 300 mila precari che si accingono a fare domanda di supplenza o di inserimento nelle asprigne graduatorie a esaurimento dove paradossalmente ci sono ancora iscritti docenti da tempo in ruolo. Ma è pure selva buia per chi è perbene, visto che stanno scoppiando scandali per graduatorie falsificate e dove si scoprono punteggi fittizi riconducibili a servizi mai effettuati, grazie alla compiacenza di qualche scuola privata, o all'uso spregiudicato della legge 104 per l'assistenza ai famigliari invalidi. La caccia al posto di lavoro non consente distrazioni, mentre da parte del ministero pare ci sia tutta la volontà a creare complicazioni tanto che alcune associazioni di precari sono già pronte a ricorrere al Tar.

Non ci soffermiamo sul dato squisitamente tecnico, ma sul fatto che la scuola stia diventando ormai luogo di tafferuglio burocratico in cui un solo decimo di punteggio, in più o in meno, consente scalate o precipizi vertiginosi. La famosa semplificazione, propagandata per il resto del mondo, sulle pareti lisce della supplenza a scuola non sembra attuabile, cosicché fra vecchi e nuovi abilitati, fra abilitanti e riservisti in attesa di valutazione di titoli e servizi, fra inserimenti a pettine e in coda, fra scelta fino a tre provincie, che però diventano quattro se si chiede l'iscrizione nelle liste di istituto, ogni appiglio per scalare la confusione è condannato a rompersi.

Come se non bastasse il decreto, pubblicato il 10 scorso in G.U., pur imponendo la scadenza ultima all'11 maggio per la presentazione delle domande, sicuramente non consentirà alle scuole di avare tutti i docenti ai loro posti a settembre, e non solo per il colpevole ritardo alla sua pubblicazione, ma anche per i tantissimi sicuri ricorsi. Particolarmente fragile dal punto di vista legale il divieto di spostare il punteggio accumulato se si richiede un'altra provincia, fragilità amplificata da due sentenze del Consiglio di stato e di cui il ministero non pare tenga conto: chissà perché. In compenso però per essere ammessi agli esami di stato basta la media del sei che potrebbe ridare felicità ai maturandi se non mancasse ancora il cavillo del voto in condotta: farà media? Sembrerebbe di no, ma qualcuno sibila il contrario: chissà dove sarà la dritta via?