Esami di Stato:
ammessi con la media del sei

di A.T. La Tecnica della Scuola 8.4.2009

Risolto il rebus dell’ammissione agli esami di Stato: per quest’anno resta valida la norma introdotta dall’ex ministro Fioroni. Alunni ammessi, dunque, con la media del sei (ma con l’insufficienza in condotta scatta la bocciatura). Un criterio che dovrebbe essere adottato anche per le scuole di istruzione secondaria di I grado, se non si vogliono penalizzare gli alunni delle medie.

Dopo le polemiche scaturite dall’annuncio del ministro Mariastella Gelmini, che aveva ipotizzato la non ammissione agli esami di Stato per coloro che agli scrutini di giugno presentassero anche una sola insufficienza, il Miur, in data 7 aprile, ha emanato un’ordinanza - il cui testo non è ancora però disponibile - in cui viene chiarito che (almeno per quest’anno) potranno partecipare alla maturità (la prima prova scritta è in programma il 25 giugno) gli studenti con una media non inferiore al sei.

Ricordiamo che il Consiglio dei ministri lo scorso 13 marzo aveva approvato uno schema di regolamento sulla valutazione degli alunni, che però deve ancora ottenere il parere favorevole del Consiglio di Stato e poi seguire tutto l’iter previsto prima della pubblicazione sulla G.U. Insomma, tempi lunghi di fronte alle poche settimane che restano alla fine dell’anno scolastico. Così, anche per evitare i ricorsi di coloro che sarebbero stati non ammessi agli esami magari per un solo cinque, il Miur ha preferito soprassedere, almeno per il momento.

Infatti, in un comunicato, molto stringato, del Ministero dell’istruzione si legge che “in attesa del perfezionamento del regolamento sulla valutazione degli studenti, saranno ammessi all'esame gli studenti con una media non inferiore a 6”.

Quindi, valgono le regole introdotte dall’ex ministro Giuseppe Fioroni: il D.M. n. 42 del 22 maggio 2007 prevede che “a decorrere dall'anno scolastico 2008/2009, ai fini dell'ammissione all'esame di Stato sono valutati positivamente nello scrutinio finale gli alunni che conseguono la media del sei”. Il suddetto decreto faceva seguito alla legge n.1 dell’11 gennaio 2007 in cui si introduceva l’ammissione agli esami di Stato per gli studenti “che siano stati valutati positivamente in sede di scrutinio finale e abbiano comunque saldato i debiti formativi contratti nei precedenti anni scolastici”.

Nel breve comunicato ministeriale del 7 aprile si conferma che con l'insufficienza nel voto di condotta lo studente non sarà ammesso alla maturità. Inoltre, viene reintrodotta la pubblicazione del punteggio finale dei singoli alunni (e non più soltanto l’esito dell’esame) nell'albo dell'istituto sede della commissione.

Con le nuove regole annunciate dalla Gelmini, a rischiare di non essere ammessi sarebbe stato il 60-70% degli studenti degli istituti tecnici e professionali, più del 40% nei licei scientifici e circa il 30% degli alunni al classico. Nei giorni scorsi, peraltro, alcuni dirigenti scolastici avevano sottolineato come il provvedimento avrebbe incentivato una “menzogna collettiva”, costringendo i consigli di classe ad alzare i voti negli scrutini di ammissione per non “decimare gli alunni in sede di valutazione finale”.

Parole, quelle del Ministro, che, come avevamo segnalato proprio qualche giorno fa in un articolo dal titolo “Valutazione alunni, col cinque non si passa?”, avevano prodotto dubbi e preoccupazioni in presidi, insegnanti, studenti e genitori, oltre che polemiche sull’opportunità di cambiare le regole del gioco a “partita quasi conclusa”, quando mancano meno di due mesi alla fine dell’anno scolastico.

Se non si vogliono penalizzare gli alunni delle scuole medie più di quelli delle superiori, quanto deciso con la nuova ordinanza per gli esami di maturità di quest’anno dovrebbe valere anche per gli esami della scuola secondaria di I grado. Peraltro, anche in riferimento alle classi intermedie, nel precedente articolo avevamo sottolineato l’importanza che nelle scuole medie l'esito complessivo della valutazione (promozione, bocciatura) resti prerogativa del consiglio di classe, privilegiando il criterio della collegialità, visto che in questo grado di scuola gli allievi non fruiscono del sistema dei “debiti” e quindi rischiano di essere bocciati (senza la possibilità di partecipare ai corsi di recupero e di sostenere le successive prove di valutazione) per un solo quattro o addirittura per un cinque.