La novità in una nota delle Entrate sulla lotta all'evasione.
I gestori cattolici e no pronti alla guerra

Gli 007 contro il lusso delle private

Controlli a tappeto su chi manda i figli nelle scuole non statali

 ItaliaOggi, 28.4.2009

Da un governo il cui premier è Berlusconi e il ministro dell'istruzione è la Gelmini proprio non se lo aspettavano. Eppure è vero. L'Agenzia delle entrate, il braccio operativo del Tesoro, nel dare le direttive ai suoi uomini per la lotta all'evasione fiscale, ha indicato la frequenza di scuole non statali come indice di presunto lusso. Un indice che farà scattare i controlli degli 007 del fisco. L'amara sorpresa il mondo dell'associazionismo dei gestori delle scuole private, cattoliche e laiche, l'ha avuta leggendo la circolare delle Entrate datata 9 aprile, la numero 13 (disponibile sul sito www.italiaoggi.it/documenti). E sono già sul piede di guerra, a tutela «della libertà costituzionale delle famiglie di scegliere la scuola per i propri figli». Perché è evidente che con la minaccia di essere controllate, molte famiglie, anche solo per evitare le grane burocratiche delle verifiche sulla rispondenza tra tenore di vita e dichiarazioni di redditi, potrebbero optare per la più tranquilla scuola statale.

Nel delineare il piano straordinario di accertamenti sintetici 2009, l'agenzia guidata da Attilio Befera ha precisato che «ulteriori acquisizioni informative saranno realizzate dagli uffici mediante specifiche campagne esterne, coordinate a livello centrale, volte al rilevamento di cessioni di beni e di prestazioni di servizi considerabili di lusso, effettuate da soggetti operanti nelle rispettive circoscrizioni». Fa poi alcuni esempi di beni e servizi di lusso. E qui viene il bello: «Porti turistici, circoli esclusivi, scuole private, wellness center, tour operator». Nove associazioni di insegnanti e gestori cattoliche e laiche (Agesc, Fidae, Agidae, Cnos-Fap, Ciofs-scuola, Fism, Foe-Cdo, Aninsei, Msc) hanno chiesto che il riferimento alle scuole non statali sia stralciato: l'Agenzia delle Entrate «sembra mettere sullo stesso piano servizi per il tempo libero e servizi educativi, puntando il dito contro le famiglie che mandano i figli nelle scuole cosiddette private». E poi, quali sono le private di cui parla l'Agenzia? Forse le paritarie, che una legge dello stato voluta dall'allora ministro di centrosinistra Luigi Berlinguer equiparò alle statali?

Il messaggio, dicono le associazioni, «può essere interpretato in senso minaccioso: se scegli una scuola diversa dalla statale, hai dei redditi nascosti e perciò devi essere controllato». Non ci trova niente di male Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, il sindacato di sinistra della scuola: «È naturale che sia verificata anche l'iscrizione a scuole private, soprattutto in tempi in cui la fascia di evasione sta crescendo. Chi non ha niente da nascondere non ha niente da temere». D'accordo che si faccia lotta all'evasione, ma «la scuola privata non va demonizzata, non è un lusso», puntualizza Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, da sempre vicina al mondo delle scuole cattoliche, «ci sono tante famiglie che fanno sacrifici per poterla scegliere».