L’insostenibile leggerezza della Gelmini

Dedalus, ScuolaOggi 21.4.2009

Abbiamo seguito con interesse l’ultima puntata televisiva di Report, la trasmissione condotta dalla Gabanelli, dedicata alla scuola. Qualcuno ha osservato che sono stati trattati molti temi e quasi tutti in maniera superficiale, senza approfondimenti. Noi pensiamo invece che, in una trasmissione rivolta al grosso pubblico, sono stati posti e affrontati i problemi principali delle scuole italiane (l’assoluta mancanza di fondi, i tagli agli organici, l’edilizia scolastica e i problemi della sicurezza, la questione del merito che non è riconosciuto) in maniera semplice, chiara e tutto sommato efficace.
Certo, si può sempre fare di meglio, ma coi tempi che corrono è già molto che si parli di scuola in televisione e che se ne parli in maniera concreta e "in italiano", con linguaggio comprensibile.
E comunque lo stato in cui versano le scuole, gli edifici fatiscenti e la mancanza di arredi, gli istituti che non sono a norma, l’assoluta mancanza di soldi per il funzionamento didattico e amministrativo, il problema delle supplenze (i fondi necessari che non arrivano alle scuole, indebitate da anni e in ogni caso il meccanismo di nomina che non funziona), tutte queste situazioni emergono con chiarezza.

Al di là delle situazioni di crisi, di “ordinaria amministrazione”, c’è da dire che due sono, in un certo senso, le categorie che dalla trasmissione televisiva escono abbastanza male: i dirigenti scolastici e i sindacati. Dei dirigenti scolastici sono emersi gli aspetti peggiori, che possono riguardare una parte della categoria non certamente l’insieme. Basti pensare alla dirigente che si appropria indebitamente del fondo di istituto o a quella che organizza party e pranzi nel proprio istituto alberghiero con parenti e amici. Casi limite e chiaramente circoscritti e non generalizzabili.
Così pure i sindacati, che vengono additati tra coloro che si sono sempre opposti ad una differenziazione della carriera del personale della scuola sulla base del riconoscimento del merito. E qui occorre dire che la critica, in parte, coglie nel segno, nel senso che su questo terreno il sindacato sconta ritardi e arrettratezze (basti pensare alla “caduta” del ministro Berlinguer, ancorché discussa e discutibile, sulla quale però bisognerebbe riflettere).

Quello che però ci ha nuovamente sorpreso è l’ineffabile leggerezza e l’evidente impreparazione e ignoranza del ministro Gelmini. Un solo esempio, che però la dice lunga. Nel corso di un’intervista, si pone al ministro il problema rilevante delle "compresenze" del docenti nella scuola primaria, compresenze che non ci saranno più (a differenza di quanto accade in alcune scuole paritarie di eccellenza!) con conseguente ricaduta negativa sulle attività didattiche. Bene, il ministro risponde testualmente che “le compresenze rimarranno nel momento della mensa” (sic!). Ora, è noto a tutto il mondo della scuola che se c’è un momento in cui le contemporaneità non ci sono mai state, nella storia del tempo pieno e anche dei moduli, quello è proprio il tempo della mensa, quando è presente un solo insegnante, in rapporto secco: un docente/una classe. Anzi, in alcune esperienze di tempo pieno del passato (pensiamo ad esempio a Rho II di Silvano Federici negli anni ’70) al momento della mensa un docente gestiva spesso due classi, allo scopo di recuperare ore di compresenza per altre attività!
Perché la Gelmini è uscita con una simile, assurda, affermazione? Probabilmente perché nelle discussioni all’interno dello staff ministeriale, con i vari dirigenti alla Cosentino e c., si è avanzata la previsione che le ore di compresenza dei docenti del tempo pieno possono essere utilizzate per assicurare le ore di mensa alle classi che effettueranno le 27 o 30 ore di lezione, per garantire appunto i relativi rientri pomeridiani. La Gelmini cosa ha capito? Ha inteso che nelle ore di mensa ci saranno le compresenze….!

Ora, ha pienamente ragione la Gabanelli, quando nelle conclusioni ha sostenuto con forza che per cambiare le cose in meglio nella scuola italiana bisogna cominciare dalla testa e non dai piedi. Ci vuole innanzi tutto, ha detto la Gabanelli, un ministro competente, che nomini dirigenti ministeriali competenti, che diano incarichi a dirigenti scolastici competenti, per arrivare infine a insegnanti competenti… Appunto, bisogna cominciare dalla testa.