Ma le competenze sociali e trasversali Cinzia Mion dal MCE, 16.4.2009
Leggevo due giorni fa in un sito web
molto diffuso un commento (a nome di chi?) in cui ci si chiede :
Il commentatore invece fa balenare
l’idea che forse non era male tenere ferma l’idea della media,
facendo in questo modo risultare premiante il voto della condotta
“irreprensibile” che si riverberebbe sulle prestazioni scolastiche
disciplinari.
A dire il vero il commentatore
succitato parla all’inizio di “comportamento come insieme di
atteggiamenti, azioni, espressioni, gesti” riducendo la condotta al
linguaggio del corpo: successivamente invece incalza parlando di
competenze trasversali come: attenzione, autocontrollo, capacità di
lavorare in gruppo, impegno, serietà. A questo punto il minestrone è
pronto:mi sembra di ravvisare un misto fra attitudini (fra cui l’attenzione
della quale sappiamo di più oggi attraverso le neuroscienze), il
risultato di un training a metà tra l’alfabetizzazione emotiva e l’assertività
(come l’autocontrollo) e due variabili ascrivibili
all’assunzione dell’etica della responsabilità (come l’impegno
e la serietà) non meglio identificabile. Ampiamente padroneggiate ma attraverso un insegnamento! Come sappiamo le competenze sono 8 : da quella del lavorare in gruppo a quella di imparare ad imparare, comunicare, agire in modo autonomo e responsabile, collaborare e partecipare, ecc.
Secondo il mio modesto avviso la
scuola può valutare solo ciò che ha insegnato non ciò che si presume
l’allievo sappia fare perché glielo ha insegnato o non glielo ha
insegnato la famiglia o la strada, o il gruppo…
Ha insegnato il potenziamento delle
abilità sociali, ha insegnato a percepire i messaggi comunicativi in
modo adeguato oppure ha tollerato che questo avvenga in modo
distorto od ostile?Oppure si è fatta addirittura veicolo di questa
distorsione? Ha insegnato operativamente la cooperazione,
considerando la classe una comunità che apprende, oppure in
nome della famigerata meritocrazia ha sollecitato la competizione
come scorciatoia illusoria per raggiungere risultati ottimali,
sollecitando una superficiale motivazione alla prestazione,
piuttosto che una , questa sì seria , motivazione alla
padronanza? E venendo ora all’allievo che pensa di aggiustare la sua fragilità nelle prestazioni disciplinari dimostrando un atteggiamento acquiescente, che tipo di messaggio avrà ricevuto dall’Istituzione scolastica? Avrà capito con questa esperienza con le Istituzioni che non si viene trattati come titolari di diritti uguali per tutti ma che l’autorità è arbitraria, inappellabile, manipolabile soltanto attraverso comportamenti opportunistici di acquiescenza e sottomissione. Questa però è la quintessenza della sudditanza.
Non avevamo detto che le competenze
erano di cittadinanza? Per me sarebbe questa la vera innovazione e il vero merito, prima della scuola, e poi da richiedere agli allievi.
|