E' tra i parametri dell'Agenzia delle Entrate per la prevenzione dell'evasione
E gli elenchi possono essere controllati nelle scuole. Che insorgono

Figli alle private? Indice di ricchezza
E il fisco le mette tra i beni di lusso

Salvo Intravaia, la Repubblica 26.4.2009

La Guardia di Finanza nelle scuole private per richiedere gli elenchi degli alunni? Nelle prossime settimane sarà possibile. Mandare un figlio alla scuola privata diventa un indice di ricchezza come possedere una barca di lusso, una fuoriserie o fare il giro intorno al mondo. Per questa ragione il ministero dell'Economia ha deciso di tenere sotto controllo chi si avvale dei servigi delle scuole non statali. Ma, com'era facile immaginare, i gestori delle private non ci stanno: temono un effetto boomerang sulle iscrizioni.

La circolare dell'Agenzia delle entrate - "Prevenzione e contrasto all'evasione" fiscale - inserisce tra i servizi di lusso anche le scuole private. La logica è la seguente: se una famiglia può permettersi di pagare la retta di una scuola privata per uno o più figli deve avere una capacità di spesa non indifferente che va ovviamente riscontrata nella dichiarazione dei redditi. Che non può essere da fame.

Sulle conseguenze la circolare è chiara: "Va sviluppato un attento esame di elementi di spesa e di investimento indicativi di capacità contributiva (...) Si raccomanda, altresì, di tenere in debita considerazione la profonda trasformazione sociale e i nuovi stili di vita che hanno ampliato lo scenario dei beni e dei servizi indicativi - prosegue il documento - di elevata agiatezza". In buona sostanza, pagare alcune migliaia di euro l'anno per una scuola privata viene considerato un "lusso". Come avvalersi di "porti turistici, circoli esclusivi, wellness center e tour operator.

Contro la circolare i primi a scendere in campo sono state le scuole cattoliche. Poi il comunicato di fuoco dei rappresentanti di 9 associazioni (Agesc, Fidae, Agidae, Cnos-Fap, Ciofs-scuola, Fism, Foe-Cdo, Aninsei, Msc), di cui due laiche, di studenti, insegnanti e gestori. Condividono "una opportuna lotta all'evasione fiscale" ma non ci stanno a vedere equiparati i "servizi per il tempo libero e le scuole private". E ci tengono a precisare che le scuole paritarie fanno parte del sistema pubblico di istruzione e che "quelli che sono dei diritti garantiti dalla Costituzione - libertà di educazione e di scelta scolastica delle famiglie - (in questo modo) verrebbero considerati come le spese per beni superflui".

La paura è che, per evitare i controlli del fisco, gli utenti possano essere indotti ad evitare le scuole private: "Il messaggio - si legge nel comunicato - può essere interpretato in senso minaccioso: se scegli una scuola diversa dalla statale, hai dei redditi nascosti e perciò devi essere controllato".