Gelmini, riforma degli istituti tecnici La Stampa 6.4.2009
MILANO Ad un’assemblea pubblica della Confapi Milano, il ministro ha detto di voler «intercettare le esigenze del tessuto produttivo e aziendale», riorganizzando la scuola secondaria professionale secondo la linea «meno corsi di comunicazione, più profili tecnici». Tra i principi della riforma «una maggiore chiarezza», tanto per i ragazzi che per le famiglie, che porti a «garantire l’occupazione e a favorire la formazione di profili professionali» e la volontà di «superare la distanza tra scuole e mondo produttivo». «Quando alla fine - ha spiegato la Gelmini - si otterranno il diploma e la qualifica, questi devono servire per l’inserimento lavorativo. Dobbiamo superare la distinzione tra sistema di licei e quello degli istituti tecnici affermando la pari dignità. Dobbiamo valorizzare la manualità e formare più operatori tecnici». Una tendenza di pensiero peraltro auspicata dalla Confapi che, proprio per bocca del presidente Paolo Galassi, aveva richiamato l’attenzione sulla necessità di «puntare sulla risorsa primaria del nostro Paese», ovvero «investire sul capitale umano, cominciando dalla base: quei circa 1800 istituti tecnici specializzati in settori importanti, dalla meccanica alla chimica, dalle costruzioni all’informatica. Più di 870mila studenti - ha detto Galassi -, talvolta considerati parenti poveri dei loro coetanei che frequentano i licei, secondo la mentalità deleteria che reputa di serie B chi si applica allo studio della tecnica, dei materiali e della macchine. Per chi fa impresa questi tecnici, periti e operai di domani sono la prima fascia di studenti su cui investire». Alla luce del comune obiettivo, Confapi e Ministero dell’Istruzione hanno già firmato un protocollo d’intesa il cui fine è quello di attivare azioni e progetti sull’intero territorio nazionale per rafforzare la collaborazione tra mondo dell’istruzione tecnica e mondo dell’impresa, coinvolgendo gli enti bilaterali sul fronte della formazione di studenti e docenti. |