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Resi tassativi dal ministro Beppe Fioroni nel
2007,
oggi i presidi accusano: servono a poco
Corsi di recupero? Un vero flop
Pioggia di insufficienze ai primi scrutini,
record al Sud
Alessandra Migliozzi,
ItaliaOggi 28.4.2009
Il sistema dei corsi di recupero sembra essere già in crisi, almeno
a guardare i dati del ministero dell'Istruzione sugli scrutini
intermedi di quest'anno scolastico. Una panoramica completa da Nord
a Sud che mostra senza veli la strage di insufficienze meritate dai
ragazzi. Con il Centro-Sud che, sia per quanto riguarda le medie che
le superiori, occupa l'intero podio delle regioni più somare. Alla
secondaria di I grado ha ottenuto almeno un'insufficienza il 56%
degli alunni sardi, il 54,6% di quelli siciliani, a pari merito con
quelli campani. Al quarto posto c'è il Lazio, con il 50,1%, che
nella Capitale arriva al 50,7%. Alle superiori, la musica non cambia
molto: ha almeno un cinque l'82,7% degli studenti sardi, l'80,5% di
quelli campani, il 77,9% di quelli siciliani. Un primato poco nobile
che, comunque, non vede le altre regioni rimanere a grande distanza.
In Lombardia, ad esempio, la percentuale degli insufficienti alle
superiori è del 73,1%. «E al Sud bisogna tenere conto anche del
contesto sociale», ammonisce Fausto Clemente, preside di un istituto
superiore palermitano.
La fotografia, comunque, è preoccupante, tanto che per lo stesso
ministero le insufficienze «hanno raggiunto un livello critico
piuttosto elevato». Colpisce soprattutto il dato delle medie tanto
da «legittimare una riflessione sulla opportunità di adottare, da
parte delle scuole e degli insegnanti, nuove strategie di
apprendimento, accompagnate da possibili azioni di recupero».
Insomma, è emergenza. Solo che per i più piccoli i corsi per colmare
le lacune, ad oggi, non sono obbligatori, né vi sono altre forme di
intervento decise dal ministero. Tutto è demandato all'autonomia
scolastica. Ma poi i corsi di recupero decisi per le superiori da
un'ordinanza del 2007 dell'ex ministro Beppe Fioroni funzionano
davvero? «No», secondo Mario Rusconi, responsabile romano dell'Anp,
l'associazione dei presidi: «I corsi sono una minestra riscaldata:
se ai ragazzi i contenuti non vanno giù a pranzo perché dovrebbero
andargli giù a merenda, visto che non cambia neanche il modo di
trasmetterli». La soluzione? Per il preside il segreto «è la
didattica flessibile, il curricolo fatto sul modello anglosassone.
Per esempio se un ragazzo si appassiona di latino dovrebbe poterlo
approfondire. Invece non può. E il modo di insegnare dovrebbe essere
innovato investendo sulla formazione dei docenti, ma, ovviamente, i
soldi non ci sono». La pioggia di cinque colpisce il 48% degli
studenti delle medie, alle superiori solo il 26% dei ragazzi ha
tutte sufficienze (erano il 29,7% nel 2008), il restante 74%
colleziona almeno un cinque (era il 70,3%). In Italia insulare,
meridionale e centrale si concentra il maggior numero di somari.
Alla secondaria di I grado i livelli di insufficienza tendono ad
aumentare negli anni di corso: al secondo sfiorano il 50% dei
ragazzi, al terzo il 51%. Alle superiori avviene il contrario, ma
non c'è da sorridere: alla vigilia della maturità il 68,6% dei
ragazzi arriva con almeno un cinque in pagella. Nei tecnici e nei
professionali agli scrutini intermedi sono insufficienti l'81,% e il
79,1% dei ragazzi. Alle medie la materia nera è la matematica: il
29% degli scrutinati non ha il sei, seguono inglese (26,6%) e la
seconda lingua (25,6%). Alle superiori la matematica è stata
scalzata dalle lingue: 48,6% di insufficienti contro 45,8. Per la
condotta, alle medie il 17% delle scuole del Nord ha dato le
insufficienze contro il 32,8% del Sud. Gli studenti valutati
negativamente sono poco più di 18mila. Alle superiori gli
insufficienti son stati 36.259 (1,4% del totale). Gli istituti
professionali hanno la percentuale più alta: 39,1%.
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