Rita Levi Montalcini:
''In Italia bene la scuola, male la ricerca''

da Tuttoscuola, 29 aprile 2009

Divampa la polemica sulla circolare dell'Agenzia delle Entrate che ha equiparato la spesa per le scuole private a beni di lusso e quindi a "indicatori possibili di ricchezza".

Oggi un gruppo di autorevoli parlamentari del Pdl, tra i quali Maurizio Lupi, Valentina Aprea, Raffaello Vignali e Renato Farina ha presentato una interrogazione parlamentare ai ministri dell'Economia e dell'Istruzione per avere chiarimenti in proposito.

"Dall'articolo pubblicato dal 'Corriere della Sera', il 28 aprile scorso", scrivono gli interroganti, "si evince che chi iscrive i propri figli alle scuole private, sarebbe persona da controllare con attenzione, con lo stesso meccanismo di chi compra automobili di lusso, barche imponenti, di chi fa parte di circoli esclusivi, centri di benessere e agenzie di viaggio, così come sarebbe scritto nella circolare dell'Agenzia delle Entrate del 9 Aprile scorso".

I parlamentari Pdl fanno presente che "le scuole paritarie sono gestite nella maggior parte dei casi da ordini religiosi o cooperative di famiglie e situate nei quartieri periferici delle città, nei paesi e quindi assolutamente determinanti per il futuro dell'educazione in Italia". L'esistenza di queste scuole garantisce un reale risparmio per lo Stato; infatti un bambino iscritto alla scuola non statale ha un costo molto più basso, del costo riferito alla scuola statale. Per ogni iscritto a una scuola paritaria infatti, il contributo statale e' pari a 584 euro annui, a differenza dei 6.116 euro all'anno per ogni iscritto alle scuole statali".

I deputati, ricordando che il governo ha espresso più volte la volontà di difendere la totale parità scolastica sia economica che giuridica, vogliono sapere "se corrisponde al vero quanto appreso dai giornali, che cosa intende l'Agenzia delle Entrate quando parla di 'scuole private'" e se "il governo non consideri discriminante in linea di principio, la scelta dell'Agenzia delle Entrate, di inserire tra gli indicatori da confrontare con la dichiarazione dei redditi l'iscrizione alle scuole private".

Una prima risposta ai quesiti degli interroganti giunge, sul piano tecnico, dal direttore generale della Agenzia delle entrate, Attilio Befera, che spiega, in una lettera pubblicata sul Corriere della Sera del 29 aprile, che il metodo utilizzato dalla Agenzia pone a confronto la capacità di spesa del contribuente con la sua dichiarazione dei redditi. E ci sono scuole private (Befera non fa distinzione tra private e paritarie) anche molto costose. Perchè, in questo caso, non dovrebbero essere considerate un "possibile indicatore di ricchezza"? Basta che il contribuente dichiari un reddito tale da giustificare la spesa...

Questo sul piano tecnico. Si attende ora la risposta del governo (Gelmini, ma anche Tremonti) sul piano politico.