Unicef. In Italia il 20% dei ragazzi in Italia
abbandona la scuola superiore
prima del conseguimento del diploma

da Tuttoscuola, 16 aprile 2009

Un ragazzo su cinque abbandona prima del diploma.

A lanciare l'allarme, a margine di un convegno sul lavoro minorile, oggi a Roma, è stato il Direttore generale dell'Unicef Italia, Roberto Salvan, che ha evidenziato come «l'abbandono scolastico dopo la scuola media è tra i più elevati nell'Ocse» e, ha aggiunto, il problema è che, con certezza, non si sa che fine fanno questi adolescenti che disertano le aule.

Ma è forte il rischio che vadano ad ingrossare le fila dei minori che lavorano, anche se sul lavoro minorile in Italia mancano dati certi.

«È un nodo che va sciolto al più presto - ha sottolineato Campagnano - perchè c'è un balletto di cifre, si va dall'Istat che parla di 140 mila minori all'Ires che arriva a 500 mila. Serve un approccio più scientifico. E bisogna mettersi d'accordo su cosa si intende per lavoro minorile: non si possono mettere sullo stesso piano, ad esempio, il lavoro stagionale che permette di conciliare lo studio con forme di sfruttamento come la prostituzione, l'accattonaggio o i bambini assoldati dalla criminalità organizzata».

E proprio su questo fronte nel corso del convegno, organizzato dal Coordinamento Pidida, un tavolo di confronto di cui fanno parte associazioni, Ong, realtà del Terzo settore che operano per la promozione e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia, è stato presentato un documento in 15 punti, in cui, tra l'altro, si chiede di fare in modo che «gli enti incaricati del monitoraggio del fenomeno del lavoro minorile (ministero del Lavoro, Istat, Inail) e della dispersione scolastica (Miur), effettuino tale monitoraggio periodicamente rendendo pubblici i dati raccolti coinvolgendo attivamente gli attori interessati nella raccolta di tali dati, creando un vero e proprio sistema integrato sul lavoro minorile».

Tuttoscuola monitora da anni la dispersione negli istituti statali, rilevando i livelli di iscrizione al primo anno e quelli del quinto: la dispersione si mantiene costante da anni tra il 32% e il 33%.

Non si disperde, quindi, un quinto dei ragazzi (uno su cinque), bensì un terzo (uno su tre).