Trovata l'intesa per salvare i precari

 La convenzione con l'Inps permetterà l'anno prossimo a circa
16.000 docenti di percepire mensilmente una cifra vicina alla metà dello stipendio

La Stampa 5.8.2009

Il ministero dell’Istruzione ha firmato una convenzione con l’Inps che permetterà l’anno prossimo a circa 16.000 docenti precari e ad altre migliaia di lavoratori non di ruolo della scuola (amministrativi, tecnici ed ausiliari) , che dal 1 settembre rimarranno disoccupati a seguito dei tagli agli organici decisi dal governo, di percepire mensilmente una cifra vicina alla metà dello stipendio. Ad annunciarlo ai sindacati nazionali (Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda), convocati a viale Trastevere per fare il punto della situazione sull’emergenza precari, è stato direttamente il ministro Gelmini.

Il provvedimento, tuttavia, rappresenta solo il primo passo per garantire quei contratti di disponibilità illustrati qualche mese dallo stesso responsabile del dicastero di viale Trastevere ai sindacati: «manca ancora un testo scritto che definisce le procedure che regoleranno questa sorta di ammortizzatori - spiega ad Apcom Domenico Pantaleo, segretario della Flc-Cgil -, anche se il ministro ci ha promesso che dopo l’esclusione dal decreto salva-crisi verrà inserito nel decreto Ronchi di settembre». Per i sindacati l’approvazione del testo da parte del governo rimane fondamentale perché permetterebbe ai precari storici, che hanno lavorato quest’anno con una supplenza annuale, di incamerare il punteggio nelle graduatorie ed anche l’intera anzianità pensionistica, esattamente come se avessero stipulato un contratto reale. «Lo slittamento di un mese - continua Pantaleo - ci preoccupa perché con i tempi del parlamento italiano si rischia di iniziare l’anno scolastico con questa situazione ancora tutta da definire. E questo è inaccettabile per le decine di migliaia di lavoratori che senza alcuna colpa rimarranno senza lavoro e senza certezze sul loro futuro».

C’è inoltre un altro nodo ancora irrisolto: quella della partecipazione delle regioni al progetto attraverso il finanziamento di progetti si sostegno alla didattica che vedrebbero impegnati proprio i lavoratori precari rimasti senza supplenza. Solo un terzo delle regioni avrebbero dato già la disponibilità. Si fa così sempre più concreto il rischio di vedere realizzati dei contratti di ’disponibilità’ dalle entità economiche diverse, proprio a cauisa dei contributi non omogenei forniti dai governatori.«Gli interventi aggiuntivi che forniranno le regioni - sostiene Pantaleo non possono essere erogati con modalità parziali e del tutto autonome: è chiaro che serve un coordinamento nazionale che al momento non è stato ancora previsto. Siamo preoccupati perché ad un mese dall’inizio dell’anno scolastico, con i tempi molti ristretti, mancano ancora tutti i provvedimenti legislativi necessari per attuare il piano di salvataggio predisposto per salvare i precari della scuola».

A complicare le cose sarà anche la pausa estiva: i sindacati si riaffacceranno infatti al Miur, per l’allestimento di una serie di tavoli tecnici, solo dopo il 25 agosto. Dopo quella data verranno affrontati anche una serie di altri punti dolenti per cercare di far partire al meglio il nuovo anno scolastico. Ad iniziare dalla forte riduzione degli organici, che il governo sinora ha dimostrato di confermare in toto. «Oramai è chiaro - spiega Francesco Scrima, leader della Cisl Scuola, interpellato da Apcom - che la situazione organici sta diventando sempre più pesante: nelle classi vi saranno sempre più alunni e studenti, vi sarà un sovraffollamento che non potrà fare altro che ridurre la qualità della didattica. Per non parlare del rischio sicurezza derivante dall’abbattimento di collaboratori scolastico». «Stiamo cercando di trovare con il ministero - conclude Scrima - le modalità per ridurre l’impatto di questi provvedimenti. Ma se i numeri rimangono quelli di oggi, con i tagli devastanti approvati dall’attuale governo, non c’è molto da sperare».

I sindacati sono tornati anche sul numero irrisorio di assunzioni concesse dal Mef ed autorizzate dal ministero dell’Istruzione: appena 16.000 a fronte di un numero almeno dieci volte maggiore di posti liberi. Una scelta che continuerà a mantenere precario, con tutte le problematiche connesse, ad iniziare dalla mancata continuità didattica, ben un docente su sei e addirittura un Ata su tre. Se la linea assunta dovesse essere confermata, si annuncia un’altra stagione di contestazioni già con l’inizio del prossimo anno scolastico. «Qualora non si provveda, in tempi brevi, a emanare i giusti provvedimenti, anche legislativi - ha detto senza mezzi termini Marco Paolo Nigi, segretario generale Snals-Confsal - a settembre, alla ripresa delle attività, ci riserviamo di avviare tutte le iniziative possibili a tutela dei legittimi interessi dei precari della scuola».