Secondo l'indagine, quelli che lasciano gli studi sono soddisfatti del proprio lavoro
Poco più di mille euro al mese. Al Sud le difficoltà maggiori per trovare un impiego

Istat, rapporto sui giovani diplomati
Uno su due lavora, il 30% prosegue

Solo uno su tre prosegue con l'università
ma sono frequenti le situazioni 'miste'

 la Repubblica 5.8.2009

A TRE ANNI dalla maturità solo un giovane su tre prosegue gli studi, mentre uno su due è occupato. Dopo quell'esame che conclude gli studi scolastici e che ha ispirato decine di film, rappresentando un momento di passaggio per molti ragazzi, solo il 29,9% è impegnato negli studi universitari, mentre il 67,4% si è tuffato direttamente nel mercato del lavoro.

Sono i dati che emergono dall'indagine svolta dall'Istat sui diplomati 2004 e il mondo del mondo. Secondo l'indagine, oltre la metà dei diplomati si dichiara occupata (52,6%) e il 14,8% in cerca di un'occupazione. Quelli che hanno un lavoro dichiarano di essere soddisfatti, con un contratto regolare e un guadagno medio mensile di 1.045 euro.

Situazioni 'miste'. "Nel periodo successivo al conseguimento del diploma - spiega l'Istituto Nazionale di Statistica nel rapporto - sono sempre più frequenti le cosiddette situazioni 'miste', in cui i giovani sperimentano sovrapposizioni tra studio, ricerca del lavoro e occupazione, che inevitabilmente condizionano non solo le scelte occupazionali, ma anche le caratteristiche del lavoro svolto".

Differenze uomini-donne. Le ragazze sembrano più determinate rispetto ai ragazzi, più inclini a continuare il percorso di studi. Per gli esperti, risultano meno frequentemente occupate (con il 45,3% rispetto al 60% dei ragazzi), più spesso alla ricerca di un lavoro (16,9% contro il 12,7%) e impegnate maggiormente negli studi universitari (34,7% a fronte del 25% dei maschi). Anche quando già lavorano, sono le ragazze a decidere di proseguire gli studi (14,8% rispetto all'11,7% dei maschi) o sono alla ricerca di una occupazione (rispettivamente 9,5% e 6,5%).

La geografia. Le scelte dei giovani diplomati si differenziano fortemente anche in base all'area geografica di provenienza. La percentuale di chi si è già inserito nel mondo del lavoro diminuisce notevolmente da Nord a Sud, passando dal 62,6% di occupati nell'Italia Nord-occidentale a solo il 45% del Sud e al 44,6% delle Isole. In testa la Lombardia con il 65,1% e il Veneto con il 63,4%, mentre fanalini di coda il Molise e Calabria (rispettivamente 37,1 e 37,4%).

Meglio le scuole professionali. "La quota di occupati è molto alta tra chi ha seguito percorsi di tipo professionalizzante, mentre è decisamente inferiore per chi ha intrapreso gli studi liceali", continua l'Istat. "Il 75,5% di chi ha studiato in un istituto professionale e il 62,7% di chi proviene da un istituto tecnico è, infatti, occupato": in particolare, l'occupazione è ancor più elevata per quanti hanno intrapreso un indirizzo industriale (81,2% tra gli istituti professionali e 65,1% tra i tecnici).

Impiego a termine ma continuativo. Nell'80% dei casi i ragazzi al lavoro hanno un'occupazione continuativa, che viene svolta con cadenza regolare anche se a termine. Il 22,6% dei diplomati con un'occupazione di tipo continuativa lavora part-time (di questi, 4 su 10 lo hanno accettato per mancanza di altre opportunità). Più diffuso nel Mezzogiorno, il part-time - soprattutto quello obbligato - viene praticato più frequentemente dalle donne rispetto agli uomini (rispettivamente il 34,4 ed il 13,5%).

Per mille euro al mese. I diplomati del 2004 che lavorano hanno un contratto continuativo a tempo pieno, iniziato dopo il diploma e guadagnano in media 1.045 euro al mese. I diplomati occupati sono soddisfatti del proprio lavoro. In particolare il grado di autonomia si rivela l'aspetto più appagante per il 90% dei ragazzi. Anche le mansioni svolte vengono giudicate positive.

Formazione. Gli aspetti più critici che emergono dal rapporto riguardano l'utilizzo delle conoscenze acquisite nella scuola secondaria: quattro diplomati su 10 si dichiarano insoddisfatti di ciò che hanno appreso a scuola.