Note sul Governo della scuola - 2
G.R. dal
Gruppo di Firenze Una volta evidenziata la diversità di ruoli che insegnanti e genitori (o studenti) dovrebbero avere nel governo di un istituto, i problemi non sono certo finiti. Chiunque abbia esperienza di scuola sa benissimo quanto, nella maggior parte dei casi, sia stato difficile in questi decenni trovare insegnanti che accettassero di candidarsi, soprattutto dopo i primi anni caratterizzati da entusiasmo e spirito di collaborazione. Spesso finiscono per rendersi disponibili persone generose, ma non realmente motivate e tanto meno preparate, e in molti casi gli eletti “obtorto collo” finiscono poi per onorare solo di rado il proprio impegno, tanto che si verifica di frequente la mancanza del numero legale. Questa concezione volontaristica improntata all’impegno e alla sensibilità sociale, pur apprezzabile, non è più sufficiente. Si tratta di avere chiaro che, come i membri del Consiglio di amministrazione di una qualsiasi azienda di una certa complessità, i docenti eletti in quello che nell’Aprea 2 si chiama “Consiglio di indirizzo”, devono avere quanto meno delle attitudini specifiche, diverse da quelle che servono per insegnare, e assumersi pienamente le responsabilità relative al loro ruolo, a partire da una assidua presenza alle riunioni del Consiglio. Oltre a un incentivo economico (gettone di presenza), che però di per sé non porta necessariamente a un innalzamento della qualità, l’avere svolto per alcuni anni il ruolo di membro del Consiglio potrebbe costituire titolo utile per possibili “sviluppi di carriera”, ad esempio diventare docente senior (per restare nell’ambito del pdl Aprea) o dirigente. In una disposizione del genere chi ha attitudini di carattere organizzativo e progettuale potrebbe trovare un incentivo a candidarsi. Sarebbe anche opportuno organizzare per i nuovi eletti corsi di formazione retribuiti sulle competenze dell’organismo di cui sono entrati a far parte.
vedi anche
Osservazioni
sul Governo della scuola - 1.
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