SCUOLA
L'autunno freddo della Gelmini: intervista a Mariastella Gelmini, il Sussidiario 28.8.2009
Il ministro dell’istruzione
Mariastella Gelmini presenta al Meeting di Rimini le nuove regole
della scuola italiana, in particolar modo quelle legate alla
formazione e reclutamento dei docenti delle scuole superiori. Dopo
un anno di fuoco che ha visto l’incessante ricorrersi di notizie più
o meno certe, smentite, proteste di piazza e conseguenti dibattiti,
sembra che i problemi più annosi e inevasi dell’istruzione pubblica
possano davvero essere in parte risolti o per lo meno affrontati.
Proprio sulle questioni più spinose e discusse il sussidiario.net ha
voluto intervistare il ministro. Non è la nostra intenzione. Io ritengo assolutamente centrali e non rinviabili questi tre temi. Il tema della formazione iniziale, della carriera e del reclutamento sono il cuore della riforma della scuola. La proposta Aprea avanzava molte soluzioni. Va dato atto all’on. Aprea di aver fatto una concertazione molto ampia coinvolgendo parecchi soggetti. Purtroppo alla resa dei conti sono nate molte problematicità in commissione.
Ciononostante credo che comunque
occorra andare avanti. Nel senso che non possiamo parlare di una
scuola di qualità quando gli insegnanti avanzano solo per anzianità
e non per merito. L’Italia è, insieme alla Grecia, l’unico Paese
europeo a non contemplare una carriera per i docenti delle scuole
secondarie. Il governo ha cominciato in primis ad affrontare i temi
della formazione degli insegnanti, della formazione iniziale,
coinvolgendo fortemente le scuole, e non solo le università, e
soprattutto programmando il numero di ingressi per evitare la
nascita di un precariato enorme. È chiaro che gli step successivi
sono quelli indicati nella domanda e di questo si sta ragionando,
all’interno della maggioranza, si affineranno le proposte, ma
insomma è ovvio che queste tematiche andranno affrontate.
Col fatto che l’abbiamo smentita. Oggi
abbiamo presentato il nuovo progetto di riforma della formazione
iniziale che prevede tutta un’altra tipologia di percorso, nonché un
accorciamento per il numero di anni di formazione che viene ridotto
ad uno nelle scuole secondarie. Sapevamo che era necessario un
ripensamento del sistema in quest’ottica per renderlo più
funzionale, più corto, ma anche più efficace: maggiore conoscenza
delle nuove tecnologie e soprattutto più esperienza sul campo. In
poche parole, grazie all’anno di tirocinio, si passa dal semplice
sapere degli aspiranti insegnanti al “sapere insegnare”.
Stiamo aspettando il parere della
Conferenza Stato-regioni che dovrebbe esprimersi entro questo
settembre e dall’anno prossimo - 2010/2011 - entrerà in vigore il
nuovo sistema dei licei e la nuova formazione tecnica e
professionale.
Dobbiamo ancora definire quali saranno
caso per caso le materie da privilegiare, fermo restando che non
partiamo da un’idea discriminatoria, ma di opportunità. Sicuramente
l’importanza delle materie scientifiche e della matematica è
indiscutibile. Con la commissione stiamo valutando caso per caso il
peso delle materie all’interno dei corsi dei licei e degli istituti
tecnici. È un lavoro ancora in corso. Posso però affermare che circa
entro un mese e mezzo avremo comunque una risposta.
In primo luogo voglio precisare che
una delle nostre primarie intenzione è quella di premiare gli
insegnanti migliori. Da qui a tre anni con i risparmi della
finanziaria noi potremmo arrivare a dare 2.000 o 3.000 euro di
premio. Proprio per definire i criteri di incentivazione stiamo
valutando con l’INVALSI un sistema di valutazione delle scuole e
degli insegnanti.
Un messaggio deve però passare
chiaramente: il mestiere dei professori comunque non sarà più
mestiere per tutti. Una volta questa professione era considerata
come un ammortizzatore sociale, adesso si cambia decisamente
registro.
Meno caldo di quello dell’anno scorso.
Credo che gran parte delle nostre ragioni si siano fatte valere nel
Paese, che gli italiani abbiano capito che una scuola come quella di
prima non sarebbe potuta andare avanti. Basti pensare che la scuola
paga il 97% del proprio bilancio in stipendi. La scuola italiana
attuale non è più capace di investire nel proprio futuro.
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