Scuola, a fine mese Ma cattolici chiedono sia sospesa in attesa del Consiglio Stato ApCOM 14.8.2009 Roma, 14 ago. (Apcom) - La sentenza n. 7076 del Tar del Lazio, che estromette i docenti di religione dalla presenza a pieno titolo durante gli scrutini e dall'assegnare una valutazione utile alla formulazione del credito scolastico incidente sul punteggio della maturità, potrebbe avere i sui primi effetti pratici già tra due settimane: quando oltre mezzo milione di studenti delle superiori dovranno essere scrutinati a seguito del 'congelamento' del giudizio, deciso a giugno, in una o più materie. Gli studenti, che hanno nel frattempo frequentato obbligatoriamente un corso di recupero, scegliendo tra quello organizzato dalla scuola cui sono iscritti o una soluzione concordata personalmente con esperti della materia (l'importante è che sia stata certificata), si presenteranno infatti davanti al docente che li ha reputati insufficienti per una verifica delle competenze acquisite: a quel punto, subito dopo, dovrà riunirsi il consiglio di classe. Ma come si comporterà il docente di religione? In base alle indicazioni avute dal ministero dell'Istruzione negli ultimi due anni, quindi al pari di tutti gli altri docenti della classe, oppure, come indicato di recente dal Tar, limitandosi ad una presenza che però non incide sul voto finale, né tantomeno (ma solo per i circa 220.000 frequentanti le classi terze e quarte) sul computo di quel credito che si mette da parte in vista del curriculum da presentare agli esami finali del quinto anno? Non ha dubbi, a tal proposito, don Filippo Morlacchi, direttore dell'Ufficio per la pastorale scolastica del Vicariato di Roma: "tutto dovrebbe continuare a svolgersi - sostiene Morlacchi - come è stato nella sessione estiva. Penso che l'insegnante di religione si debba comportare secondo logica e dire: se lo scrutinio di questi alunni si svolge con modalità diverse rispetto allo scrutinio degli alunni che sono stati scrutinati a giugno - conclude - si introdurrebbe una nuova disparità, una nuova ingiustizia".
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