Una buona idea: il Liceo economico

di Enrico Castrovilli e Francesco Silva, La Voce 3.8.2009

Nasce il liceo di scienze umane, all'interno del quale si potranno avviare sezioni a indirizzo economico-sociale. Un progetto da sostenere. A patto che si riesca a dare una maggiore identità al nuovo indirizzo, che per il momento è soffocato in una pletora di insegnamenti non caratterizzanti. Si tratta comunque di un'occasione d'oro per fare entrare l'economia a pieno titolo e in modo appropriato nella formazione culturale del paese. Ricordando che una tra le tante cause della crisi attuale è indubbiamente la scarsa conoscenza del funzionamento di un'economia di mercato.

Il Consiglio dei ministri ha approvato lo scorso 12 giugno in prima lettura il Regolamento ministeriale sui licei. Sei i licei previsti: artistico, classico, linguistico, musicale e coreutico, scientifico, scienze umane. Una delle principali novità è il liceo delle scienze umane, all’interno del quale le istituzioni scolastiche possono attivare sezioni a opzione economico-sociale. Oggi l’economia è insegnata come materia “strumentale” negli istituti tecnici e in qualche liceo sperimentale, dove ha incontrato un certo successo, dall’anno 2010-2011 invece sarà possibile aprire classi liceali nelle quali le materie fondamentali saranno l’economia e le altre scienze sociali. È un segno di discontinuità, un soffio di aria fresca rispetto all’impostazione idealistico-gentiliana che per decenni ha caratterizzato nel bene e nel male i licei italiani. In Francia, ma anche in altri paesi, un analogo liceo economico e sociale esiste da tempo ed è il più frequentato dopo quello scientifico.

 

IL RUOLO DELL'ECONOMIA

La proposta rappresenta un mutamento di rotta rispetto al tentativo del ministro Letizia Moratti del 2005: pensando di licealizzare tutta la scuola italiana, prevedeva che il liceo economico divenisse un ibrido tra finalità culturali generali e formazione tecnica e professionale. L'ipotesi aveva sollevato consistenti perplessità da parte di numerosi enti e osservatori, tanto che il ministro Giuseppe Fioroni aveva abrogato il liceo economico con la legge del 2 aprile 2007.

La partita è stata riaperta per iniziativa di quotidiani, enti bancari e finanziari, associazioni di operatori professionali, docenti universitari, associazioni disciplinari di docenti. Le scienze sociali moderne, e in primis l’economia, hanno un ruolo culturale generale che consente di orientare i giovani tra potenzialità e difficoltà che la società, sempre più mercantile e globalizzata, introduce sul palcoscenico della vita. D’altra parte, tutte le indagini ad hoc nazionali e internazionali ci dicono che tra i ragazzi l’argomento economico è uno dei più trattati e che più crea interesse. Il liceo economico e sociale potrebbe quindi dare ai giovani liceali italiani strumenti per la comprensione dei fenomeni economici e sociali, per le scelta nell’uso delle risorse personali e collettive, per l’applicazione delle regole, per individuare il ruolo delle attività d’impresa, per comprendere i processi di internazionalizzazione.

 

I PUNTI DEBOLI

La strada per arrivare a questo obiettivo non sarà facile. Innanzitutto, l’indirizzo economico-sociale rappresenta solo un’opzione all’interno di quella più ampia del liceo delle scienze umane. Il suo successo dipenderà quindi dalle scelte operate dalle scuole e, a monte, dall’interesse espresso dalle famiglie. Molto importanti diventano allora i programmi e i contenuti.

In secondo luogo, il liceo economico e sociale delineato dal Regolamento presenta diversi punti di debolezza. Il vizio fondamentale del progetto è che non fa alcuna scelta precisa e caratterizzante. Il quadro orario prevede infatti nei cinque anni solo due ore settimanali divise tra diritto ed economia. Al loro fianco si accumulano numerose altre materie: italiano, storia, due lingue straniere, filosofia, matematica, scienze sociali e metodologia della ricerca, fisica, scienze naturali, storia dell’arte, geografia, ciascuna di esse con un numero limitato di ore. L’opzione non ha così carattere, soffocata in una pletora di insegnamenti, forse anche importanti, ma certamente non tutti caratterizzanti un progetto che dovrebbe, sulla carta, evidenziare la dimensione economico-sociale. In particolare alcune scelte appaiono davvero stravaganti: non si comprende il senso, in questo liceo, di storia dell’arte, l’elevato numero di ore attribuite a fisica e scienze naturali; mentre a scienze sociali (sociologia, antropologia) e metodologia della ricerca (statistica e altro) sono attribuite il doppio di ore rispetto a diritto ed economia. Ci si può anche chiedere se sia così importante avere nel programma due lingue, quando sarebbe ben più importante impararne bene una. Sorge il sospetto che una scelta che ha ambizioni di lungo periodo sia condizionata dalla necessità, di breve periodo, di piazzare gruppi degli attuali insegnanti, che risulterebbero altrimenti inutilizzati. Ci si può chiedere se non esistano altri strumenti per risolvere questi problemi, anziché vincolare il futuro.

Il Regolamento verrà approvato in seconda lettura nel prossimo autunno, dopo il parere di Consiglio nazionale della pubblica istruzione, Conferenza Stato-Regioni, Consiglio di Stato. Forse vi sarà anche un passaggio alle commissioni parlamentari competenti. C’è quindi la possibilità che l’identità del liceo economico e sociale venga rafforzata.

Ci sembra importante che un progetto certamente condivisibile sia conosciuto e dibattuto dal vasto pubblico e tra gli studenti, per far sì che i suoi contenuti non vengano impoveriti da esigenze momentanee. È un’occasione d’oro affinché le scienze sociali, e in particolare l’economia, entrino a pieno titolo e in modo appropriato nella formazione culturale del paese. Ricordando che tra le tante cause della crisi attuale sta indubbiamente la scarsa conoscenza del funzionamento di un’economia di mercato. Per non parlare della scarsissima cultura economica della classe dirigente politica nazionale.