Il piano di risparmi: dopo i 40 mila posti delle
elementari, Superiori, un taglio per 35 mila. Il tandem Tremonti-Gelmini mira a ridurre le cattedre del 15% di Alessandra Ricciardi ItaliaOggi del 2.9.2008 Via via il puzzle prende forma. Prima le elementari, dove il ripristino del maestro unico consentirebbe di tagliare circa 40mila posti (si vedano le anticipazioni di IO di venerdì scorso). Ora tocca alle superiori, dove la revisione dei quadri orari (di circa il 15%) potrebbe fruttare un taglio di 35mila cattedre. È così che il tandem Tremonti-Gelmini punta a centrare gli obiettivi di risparmio fissati dal dl finanziario, il decreto legge n. 112/2008. Ovvero il taglio dagli organici della scuola, entro il 2011, di circa 87 mila cattedre. I tecnici dei due ministeri coinvolti (Economia e Istruzione), secondo quanto risulta a ItaliaOggi, dovrebbero arrivare a definire «il piano di riorganizzazione» entro fine settimana, per discuterne con i sindacati prima del varo ufficiale. In verità, secondo indiscrezioni, il ministro dell'economia, Giulio Tremonti, avrebbe voluto forzare la mano e strappare il via libera al solo decreto di riforma delle elementari già al consiglio dei ministri di giovedì scorso. Ma è prevalsa l'ala più moderata, che ha caldeggiato la strada del confronto preventivo con i sindacati. Anche se la contrarietà delle sigle è scontata. E, peraltro, già annunciata da Cgil, Cisl e Uil scuola. Così la Gelmini si è limitata a comunicare, in conferenza stampa, che il cdm ha espresso «parere favorevole» alla proposta di ripristinare il maestro unico alle elementari, mandato in soffitta ben diciotto anni fa dall'allora ministro dell'istruzione, Gerardo Bianco. Ad oggi, sono 150 mila i docenti delle elementari specializzati per ambiti disciplinari (italiano, storia e geografia, matematica e scienze) che si alternano in gruppi di tre ogni due classi. Le classi interessate sono 103 mila. Il taglio dovrebbe oscillare tra le 40 e le 50 mila cattedre a seconda di come sarà articolato l'orario di lavoro. L'orario minimo sarà comunque abbassato dalle attuali 891 ore annue, ovvero 27 ore settimanali, a 825, pari a 25 ore la settimana. Assegnate a un solo maestro. Che si troverebbe così a fare un'ora di lezione frontale in più rispetto ad oggi. In compenso, però, dovrebbero sparire le due ore di programmazione. Senza parlare poi del tempo pieno, che interessa 60 mila classi e che potrebbe essere eliminato. Poi tocca alle superiori. Verranno certamente rivisti gli orari: negli istituti professionali e tecnici-questa è l'ipotesi a cui si sta lavorando- non dovrebbero andare al di là delle 32 ore settimanali (oggi a 36 ore, dopo la riforma di Giuseppe Fioroni). Questa riorganizzazione potrebbe consentire un risparmio del 15% delle cattedre, ovvero 35mila delle 230mila attuali. Saranno sacrificate le materie specialistiche e i laboratori. Un ulteriore decremento dovrebbe essere indotto dalla possibilità che i giovani hanno di assolvere all'obbligo scolastico anche nel canale della formazione regionale. Possibilità riconosciuta dalla Gelmini in via interpretativa. Quasi indenni, invece, dovrebbero essere i licei, dove le lezioni sono già sotto quota 30 ore settimanali.
Infine, ci sono gli effetti dell'entrata in
vigore piena, a decorrere del prossimo settembre, del decreto 59
della Moratti, che da solo (si pensi alle medie) basta a garantire
un risparmio di 15mila cattedre. Insomma, in questo modo la
Finanziaria di Tremonti per la scuola sarebbe fatta. Senza intaccare
gli istituti dei piccoli centri. Molto presenti al Nord e per i
quali è scattata la difesa della Lega. Aggiustamenti, invece,
dovrebbero essere adottati sul fronte della consistenza delle classi
e dell'assistenza ai ragazzi con handicap, con criteri più rigidi
per l'assegnazione del docente di sostegno. |