Il 97% per le spese del personale? di Osvaldo Roman da ScuolaOggi, 9.9.2008
Uno dei cavalli di battaglia del ministro
Gelmini nella sua crociata contro la scuola pubblica è costituito
dalla ricorrente e quasi ossessiva denuncia dell’eccesso di spesa
dovuto alla pletora di insegnanti che, a suo parere, si accampano
senza molto costrutto nelle aule scolastiche del nostro paese. In primo luogo non si comprende facilmente come sia potuto accadere che un Ministro della PI , o chi per lei, abbia potuto ritenere che il fatto che una parte assai rilevante delle risorse del Bilancio dell’Istruzione fosse destinato alle spese per il personale fosse una notizia sconvolgente chissà come tenuta nascosta in questi oltre sessanta anni di vita repubblicana e di governi democristiani! La cosa era ampiamente nota e dibattuta e perfino più seriamente documentata di quanto lo stesso ministro potrebbe immaginare, persino sul sito del MPI, come cortesemente segnaleremo più avanti.
In secondo luogo c’é da rilevare che questa
“prevalenza” rappresenta un dato strutturale “fisiologico” e non
“patologico” in ogni sistema di istruzione, che notoriamente, così
come documenta l’OCSE, non dispone di velivoli e di carburanti, per
funzionare, ma quasi ovunque, esclusivamente di insegnanti e di
personale tecnico amministrativo. Ed è sulla qualità di questo
personale e soprattutto sulle caratteristiche dei servizi, delle
attrezzature, dell’edilizia, dei trasporti ecc. che sono impegnati i
governi seri di ogni Continente. Ma la Gelmini di questi aspetti
strutturali non si occupa anzi è evidente che il suo ossessivo ed
esclusivo riferirsi alla spesa per il personale (anzi per gli
stipendi!) serve come copertura per ignorare che per quelle voci
occorre investire di più e meglio specie nel Sud. Non è un caso
infatti che mai nelle sue esternazioni il ministro abbia proposto di
dirottare una parte della spesa “risparmiata “ sulle strutture in
specie quelle del mezzogiorno. Non esiste una politica di questo
ministero al riguardo: la privatizzazione e le Fondazioni ci
penseranno. Non è un compito attuale del bilancio dello Stato e del
finanziamento delle autonomie locali! • il D. L. 93 nel triennio 2008-2010 prevede un taglio di 104.148.453 che colpisce anche il Fondo per l’offerta formativa destinato all’autonomia delle scuole; • il D.L. 112, all’art. 64 taglierà complessivamente a regime nel 2012 la spesa del MPI di 3,188 miliardi di euro. Di questi il 30% all’anno, a decorrere dal 2010, dovrebbe essere destinato al personale. Si tratta di circa 410 milioni di euro per il 2010 di 664 per il 2011 e di 956 per il 2012. Sono briciole se si considerano le scadenze contrattuali già maturate o quelle prossime; • lo stesso Decreto, all’art. 60, taglierà, tra le spese non riguardanti gli stipendi, per il MIUR 447,0 mln di euro per il 2009; 456,3 per il 2010; 790,1 per il 2011.
Anche per il personale ATA il taglio è brutale e sbrigativo, da macelleria appunto, non si guarda dove e come, si taglia: meno 17% sul totale dei posti e così se ne individuano 42.500 da ridurre nel triennio 2009- 2011.
Il ritorno al maestro unico nasce da questo
perverso progetto di ridimensionamento della scuola pubblica. Se il ministro (o chi per lei) avesse fin dall’inizio avuto presente che la spesa per la scuola del nostro paese non è solo quella prevista nel bilancio dell’istruzione ma, come registra L’OCSE, è anche quella sostenuta dagli enti locali e dalle Regioni, nonché quella delle famiglie avrebbe compreso che il recupero del 30% delle spese per il personale conseguente al taglio degli organici nei prossimi tre anni non cambierebbe di molto la percentuale del 97% di spese per il personale comprensiva delle premialità o indennità già oggi presenti. Con la linea di politica economica di Tremonti, che ignora il complesso della spesa per l’istruzione, l’attuale percentuale del 97% per le spese per il personale (tutte; quindi comprese le tasse, gli oneri e le indennità o premialità) sarebbe destinata a rimanere invariata. Forse diminuirebbe nel 2012 la spesa complessiva del bilancio. Ma non del 7% come va provocatoriamente sbandierando il ministro. È proprio vero in questo modo che nei prossimi tre anni si creeranno solo macerie e che si “non va da nessuna parte” se non alla privatizzazione e dequalificazione ulteriore del nostro sistema di istruzione. Vediamo i dati OCSE e MPI che proprio in questi giorni verificano i loro aggiornamenti annuali.
Per quanto riguarda la pubblicazione del MPI “La
scuola in cifre”(l’annata 2007 non è ancora disponibile on line) ma
la versione 2006 è da tempo presente fra le pubblicazioni
disponibili sul sito del Ministero. Questa, che evidentemente non è
stata segnalata al ministro, documenta analiticamente che la spesa
pubblica per l’istruzione e la formazione è stata nel 2004 di 64,7
miliardi, di cui 50 destinati all’istruzione. Di questi circa 40
miliardi erano, per quell’annualità, a carico del Bilancio del MPI e
10 mld a carico delle Regioni e degli Enti locali altri 7,7 mld
erano dovuti alla spesa delle famiglie rivolta direttamente alle
scuole. Ovviamente, è ampiamente documentato nel volume citato, la
spesa degli enti locali e delle famiglie, nel mezzogiorno è molto
inferiore a quella del Nord e del Centro e questo, per onestà
intellettuale, chiunque posto alla guida di un ministero avrebbe
dovuto farlo presente. Invece è stato più comodo, nascondere questo
dato e prendersela con gli insegnati fannulloni prevedendo per loro
severi corsi intensivi. Per quanto riguarda la spesa delle famiglie dai dati ministeriali si ricava che esse contribuiscono al finanziamento dell’istruzione pubblica e privata con un’ampia varietà di voci di spesa. Le stime più recenti sull’ammontare totale di tale contributo si aggirano intorno ai 7,5 miliardi di euro annui, corrispondenti allo 0,6% del PIL. Per la spesa delle famiglie per i servizi offerti dagli enti i dati relativi al 2005 indicano un ammontare di 716 milioni di euro di cui circa 500 (67% ) provengono dalle regioni settentrionali. In questo quadro corretto di riferimento della spesa per l’istruzione si devono fare i raffronti internazionali che stranamente strabordano per i rapporti Pisa ma latitano per quanto riguarda i raffronti internazionali sulla spesa per l’istruzione. Il rapporto OCSE 2007 ad esempio riportato nel volume dello scorso anno Education at A Glance 2007. (Ocse, Paris 2007) a pagina 269 presenta una tabella riguardante tutti i paese OCSE e associati da cui risulta che per l’Italia per il 2004 sul complesso della spesa per l’istruzione e la formazione, come dianzi descritta, quella totale di parte corrente è pari al 93,0%( 91,0%) quella in conto capitale è del 7,0% (9,0 %) quella di parte corrente per i solo docenti è del 62,5 %(63,5 ). Quella per tutto il personale del 80,7%(80,1%). Del 19,3 % (19,9% ) risultano le spese di parte corrente non destinate al personale. Fra parentesi è indicata la media Ocse. Se ne ricava che la situazione in Italia non è così catastrofica come strumentalmente la descrive ogni specie di destra. Sarebbe importante che il ministro partecipasse alla presentazione ufficiale del volume Education At A Glance 2008 così potrebbe finirla di ammorbarci con l’insulsa litania sul tremendo 97%. Vale la pena di segnalare che nel grande sforzo propagandistico di questo ministro, mentre si espongono sul sito del MPi dati sulla spesa come si è dimostrato notevolmente fuorvianti, si omette di presentare l’atto di indirizzo per il 2009 che dovrebbe preludere alla stesura del ddl di Bilancio da presentare in Parlamento. L’atto di indirizzo presente al 5 di settembre 2008 è ancora quello predisposto dal Ministro Fioroni nel giugno 2007!
Evidentemente Tremonti non ne ha bisogno e fa
tutto da solo. |