Il rapporto Ocse rovescia le teorie Gelmini.
In pochi si laureano, i prof pagati meno dei coreani

L’Italia spende poco per la scuola.

 A.C. l'Unità, 10.9.2008

L’ITALIA investe più della media Ocse solo negli alunni delle elementari, ma poi perde terreno e finisce nelle retrovie per le spese per gli studenti di licei e università. All’età di 15 anni, dunque, gli studenti italiani si ritrovano svantaggiati tra i loro coetanei de-
gli altri paesi Ocse soprattutto nelle materie scientifiche, e il loro rendimento è inferiore alla media. Secondo i dati dell’organizzazione, che ieri ha pubblicato il rapporto annuale «Uno sguardo sull’educazione», l’Italia spende 6.835 dollari per ogni suo alunno elementare, contro una media Ocse di 6.252. Si arriva poi all’università con una spesa di 8.026 dollari contro una media di 11.512. In termini più generali, la spesa italiana per l’istruzione si ferma al 4,7% del Pil, contro una media del 5,8%. Così per la spesa pubblica: l’Italia spende per l’istruzione meno del 10%, contro una media del 13%. Negli ultimi anni questo trend si è aggravato: tra il 1995 e il 2005 gli investimenti nei 30 paesi sono aumentati in media del 41%, in Italia solo del 12%. Siamo al sesto posto su trenta paesi per quanto riguarda gli stipendi degli insegnanti. Dopo 15 anni di lavoro, un docente italiano guadagna poco meno di 30mila dollari l’anno, contro una media di 37mila; i colleghi tedeschi e anche coreani di pari grado guadagnano più di 50mila dollari, i colleghi del Lussemburgo arrivano a 90mila. Anche su questo fronte, nell’ultimo decennio (1996-2006) c’è stato un arretramento: gli stipendi italiani sono cresciuti dell’11% contro una media Ocse del 15%. C’è però un dato da ricordare: i maestri elementari italiani lavorano 735 ore l’anno, contro una media di 812. L’Ocse fa notare proprio come l’Italia, a differenza di altri paesi come la Corea, paghi poco un numero elevato di insegnanti.

Il nostro paese si classifica poi tra quelli con le classi elementari meno affollate, con una media di 18,4 studenti. Nelle scuole private le aule sono più affollate. I bambini italiani, però, sono sottoposti a giornate di lezione più lunghe rispetto ai coetanei stranieri: 990 ore l’anno contro una media di 796. Da sottolineare anche che il nostro paese si aggiudica il record di presenza scolastica tra i 3 e 4 anni.

Per quanto riguarda il compimento degli studi superiori, l’Italia si ferma all’85% di successo, contro il 100% di paesi come Germania, Grecia e il 90% della Slovenia. La maglia nera arriva per l’Università: l’Italia è al primo posto per il tasso di abbandono, solo il 45% degli universitari arriva alla laurea contro una media del 69%. Di più: solo il 19% dei ragazzi tra tra 24 e 34 anni ha una laurea, contro il 33% della media e punte del 55% in Canada e Russia. Dato ancor peggiore se si guarda alla fascia di età oltre i 55 anni, dove solo il 9% ha una laurea contro una media del 19% negli altri paesi. Meglio di noi fanno paesi come il Messico e il Cile. C’è però una nota positiva: il tasso di laurea dei nuovi studenti è passato dal 17% del 2000 al 39% del 2006. Un risultato importante che, secondo l’Ocse, «va largamente attribuito alla riforma del 2002», cioè l’introduzione della laurea triennale. Se si guarda alla capacità dell’università italiana di attrarre studenti stranieri le cose non vanno molto bene: la quota di stranieri si ferma sotto il 2% contro il 20% degli Usa, l’11,3% della Gran Bretagna e l’8,9% della Germania. C’è un altro dato interessante: secondo l’Ocse i genitori italiani sono più soddisfatti della scuola rispetto agli stranieri: l’80% contro una media del 77%.

Sul fronte sindacale, la Cgil torna a chiedere la cancellazione del maestro unico, in primo luogo perché, al di là delle parole del ministro Gelmini, il tempo pieno finirebbe per essere drasticamente ridotto. «Lavoreremo unitariamente per una manifestazione nazionale e, se non cambieranno le intenzioni del governo, per uno sciopero generale», ha spiegato il segretario generale della Flc Cgil Enrico Panini.