Il rapporto Ocse rovescia le teorie Gelmini. L’Italia spende poco per la scuola. A.C. l'Unità, 10.9.2008
L’ITALIA investe più della media Ocse solo negli
alunni delle elementari, ma poi perde terreno e finisce nelle
retrovie per le spese per gli studenti di licei e università.
All’età di 15 anni, dunque, gli studenti italiani si ritrovano
svantaggiati tra i loro coetanei de- Il nostro paese si classifica poi tra quelli con le classi elementari meno affollate, con una media di 18,4 studenti. Nelle scuole private le aule sono più affollate. I bambini italiani, però, sono sottoposti a giornate di lezione più lunghe rispetto ai coetanei stranieri: 990 ore l’anno contro una media di 796. Da sottolineare anche che il nostro paese si aggiudica il record di presenza scolastica tra i 3 e 4 anni. Per quanto riguarda il compimento degli studi superiori, l’Italia si ferma all’85% di successo, contro il 100% di paesi come Germania, Grecia e il 90% della Slovenia. La maglia nera arriva per l’Università: l’Italia è al primo posto per il tasso di abbandono, solo il 45% degli universitari arriva alla laurea contro una media del 69%. Di più: solo il 19% dei ragazzi tra tra 24 e 34 anni ha una laurea, contro il 33% della media e punte del 55% in Canada e Russia. Dato ancor peggiore se si guarda alla fascia di età oltre i 55 anni, dove solo il 9% ha una laurea contro una media del 19% negli altri paesi. Meglio di noi fanno paesi come il Messico e il Cile. C’è però una nota positiva: il tasso di laurea dei nuovi studenti è passato dal 17% del 2000 al 39% del 2006. Un risultato importante che, secondo l’Ocse, «va largamente attribuito alla riforma del 2002», cioè l’introduzione della laurea triennale. Se si guarda alla capacità dell’università italiana di attrarre studenti stranieri le cose non vanno molto bene: la quota di stranieri si ferma sotto il 2% contro il 20% degli Usa, l’11,3% della Gran Bretagna e l’8,9% della Germania. C’è un altro dato interessante: secondo l’Ocse i genitori italiani sono più soddisfatti della scuola rispetto agli stranieri: l’80% contro una media del 77%.
Sul fronte sindacale, la Cgil torna a chiedere
la cancellazione del maestro unico, in primo luogo perché, al di là
delle parole del ministro Gelmini, il tempo pieno finirebbe per
essere drasticamente ridotto. «Lavoreremo unitariamente per una
manifestazione nazionale e, se non cambieranno le intenzioni del
governo, per uno sciopero generale», ha spiegato il segretario
generale della Flc Cgil Enrico Panini. |