Scontro sul decreto. I sindacati annunciano battaglia
Maestro unico solo in prima
Scuola Il via dal 2009. Polemica sui testi che
dureranno cinque anni Al. Ar. Il Corriere della Sera, 3.9.2008
ROMA — Al Centro studi per la scuola pubblica
di Bologna non ci hanno pensato un attimo: per fondare il comitato
contro la restaurazione del maestro unico, ieri gli è bastata la
lettura della notizia sul Corriere. E ai sindacati non è bastata la
voce tutta la giornata per gridare contro questa riforma del maestro
unico che il ministro Mariastella Gelmini ha portato con un decreto
legge, senza farne pubblicità. E sulle prime il ministro Gelmini tenta rassicurazioni e precisazioni. La prima: «Il maestro unico arriverà il prossimo anno e riguarderà soltanto le prime classi delle elementari». La seconda: «Non si tocca il tempo pieno, non è incompatibile con la figura del maestro unico». Ma poi il ministro va giù dritta. Dice Gelmini: «La scelta dei tre maestri alle elementari non ha avuto nessuna motivazione educazionale e pedagogica. E' stata fatta, invece, perché serviva a far aumentare il numero degli insegnanti. Ma un milione e 300 mila dipendenti è un numero sproporzionato per una scuola che non può avere futuro così dimensionata, visto che spende il 97% dei propri bilanci in stipendi ». Protesta il Pd che con il ministro ombra Maria Pia Garavaglia parla di «colpo di mano».I sindacati esplodono. E se la Uil scuola prende carta e penna e calcola che con questo provvedimento ci saranno almeno 60 mila tagli, alla Cgil ci pensa Enrico Panini a sintetizzare la protesta: «Questa riforma è un calcio nei denti ai bambini. E riuscire a distruggere la quinta scuola per qualità al mondo rappresenta la concreta attuazione di un attacco spietato al diritto dei più piccoli ». Dopo scendono in campo i segretari generali delle confederazioni, pronti a buttare giù un documento unitario, duro e incisivo, mentre dalla Gilda si leva forte la voce: «Non esiste che una riforma così delicata venga attuata per decreto». E questa volta il grido del più grande sindacato di base della scuola si salda con quello dell'Associazione degli editori, l'Aie: «Ma davvero questa riforma andava fatta con un decreto d'urgenza? Non forse con un disegno di legge dove venivano consultate le parti sociali?». Enrico Greco è il presidente dell'editoria scolastica dell'Aie. E si chiede, ancora: «Davvero il problema più grande della scuola è quello del prezzo dei libri?». Ma il punto più contraddittorio di questa riforma dei libri di testo non è tanto il voler mantenere inalterata per cinque anni l'edizione di un volume. «L'assurdità è che la stessa edizione del libro deve rimanere inalterata per cinque anni anche su Internet», rileva Massimiliano Galioni, direttore generale della Rcs education. E aggiunge: «Dico questo perché il metodo usato per fare questo provvedimento diventa la sostanza del problema: non hanno consultato nessuno ed ecco che hanno messo in piedi questa contraddizione colossale. Come si fa a pretendere di tener ferma per cinque anni qualsiasi cosa su Internet? In rete già un solo anno è un'eternità».
L'intento del provvedimento ministeriale è
rendere scaricabili i libri da Internet. «E a che pro?», rilancia
Greco. E spiega: «Come Aie abbiamo provato a stampare da Internet un
libro di 300 pagine a colori: ci è costato 42 euro tra carta, stampa
e toner. In libreria quel libro di euro ne costa 15». |