La scuola nel mirino.
Grande rilievo sui giornali di oggi al rapporto
dell'Ocse.
da
Vita del
10.9.2008
Il rapporto sulla scuola dell’Ocse, uscito in
concomitanza con l’apertura dell’anno scolastico, tiene banco sui
giornali di oggi. Il dossier mette sotto la lente l’intero percorso
formativo. Dalla scuola primaria all’università.
Grande spazio al tema sul Corriere:
Titolone di apertura in prima, pag 2-3 dedicate ed editoriale di
Giuseppe De Rita. Cominciamo da De Rita (titolo: “Manca un’anima”).
Che sostiene che se “la crisi è così complessa e imprendibile
bisogna avere una strategia del dove si comincia, altrimenti si
resta nell’indistinto”. Da dove cominciare quindi? La ricetta di De
Rita è questa: “Dobbiamo ricominciare dal basso , dalle fondamenta
del sistema, da una buona scuola dell’infanzia...da una scuola
elementare profondamente ricentrata sulla sua primordiale funzione
di formazione dei sentimenti, della sintesi personale, del senso di
responsabilità, della serietà del comportamento. Il ritorno al
maestro unico non deve in questa luce scandalizzare, ha un senso
profondo, anzi andrebbe gestito con maggior coraggio”.
Il titolone di apertuta in prima è invece dedicato alla classifica
Ocse resa nota ieri. Occhiello: Secondo l’Organizzazione i risultati
dei nostri atenei peggiori di quelli del Cile. Titolo: L’Ocse boccia
la scuola italiana. Sommario: Pochi laureati, professori pagati
poco. Bene solo le elementari. L’approfondimento a pag 2-3 da conto
dei numeri Ocse. Per esempio: solo il 19% dei 25-34enni italiani
possono vantare un diploma di laurea - dato ben distante dal 33%
della media Ocse, o tra il 1996 e il 2006 gli stipendi in Italia
sono cresciuti dell’11%, nei paesi Ocse l’incremento medio è stato
del 15%.
Secondo l’Ad della Luiss Attilio Oliva “La scuola italiana costa
molto e produce poco in termini di qualità” quindi sui tagli “bene
così, Padoa Schioppa aveva tagliato 25mila cattedre ora Tremonti e
Gelmini devono andare avanti”.
Non c’è spazio invece per la scuola nella prima di
Repubblica
(il titolone è su “Petrolio, è finita la corsa”). Si recupera a
pagina 18: “L’Ocse boccia l’università italiana: «Pochi laureati,
peggio del Cile»”. Pezzo non lungo con infografica comparativa
(Italia e paesi occidentali). Molti insegnanti ma stipendi bassi,
fondi discreti (cioè in linea con Ue, ma investiamo di più sulla
scuola primaria) ma mal distribuiti. Pessimi risultati delle
università: siamo in fondo alla classifica, assieme a Cile, Brasile,
Turchia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Il pezzettino chiude con un
virgolettato del ministro Gelmini. Una promessa che suona come una
minaccia: «Stiamo lavorando fortemente per cercare di risolvere le
problematiche inerenti alla scuola. Appena fatto questo, punteremo
la nostra attenzione sull’università».
Il Giornale
mette il tema scuola solo alla pag. 17 anche se in prima il fondo di
Nicola Porro ne tratta insieme al caso Alitalia. "Scuola, tolleranza
zero rimandata al 2009" titola il quotidiano che fa un primo
bilancio sul numero dei bocciati: circa il 5%, vale a dire 30mila
studenti su un totale di 600mila. più indulgenti i licei: promosso
il 99%.
Il commento è affidato a Enzo Savino che si può sintetizzare così:
«A settembre prossimo dovremo dire più no. Per aiutare i ragazzi»
Sui dati Ocse secondo cui in Italia la scuola va bene solo all'asilo
e alle elementari il Giornale parla di "Spese folli".
Due pagine sulla scuola, dei dati Ocse
Avvenire sceglie di illuminare
soprattutto quelli sull’Università. E come al solito siamo messi
male: soltanto il 19% della popolazione tra i 25 e i 34 anni ha la
laurea, contro il 33% della media Ocse. Colpa anche degli scarsi
investimenti sull’Universit: 8mila dollari per studente, contro una
media Ocse di 11mila. Commenta Enrico Decleva, presidente dei
rettori italiani: “rischiamo di vedere peggiorare la situazione”,
visti i tagli previsti dalla manovra economica di luglio.
Per Italia Oggi
il titolo di cover sul tema è: “Scuola, altra rivoluzione”. Il
direttore Franco Bechis anticipa alcuni contenuti di una riforma
della secondaria della Gelmini. L’idea è di accorciare la la vita
scolastica sul modello anglosassone, per accorciare i tempi
dell’ingresso nel mondo lavorativo. Maturità a 18 anni, adeguamento
dell’orario alla media Ue (un processo già avviato da Fioroni).
Taglio anche alle medie: da 32 a 29 ore. Il che signfica 28mila
cattedre in meno. Ovvio che la regia dell’operazione sia nelle mani
di Tremonti. La spesa Pil sull’istruzione è in media con l’Europa
(3,5%), quindi lo sforzo è di razionalizzare: am per ora non entra
la voce stipendi degli insegnati che è il vero volano per migliorare
la qualità della scuola
Doppia pagina – 6 e 7 – su La Stampa.
“In Italia meno laureati del Cile”. Il pezzo, di Raffaello Masci, in
realtà si concentra sulla situazione attuale. Proprio ieri la Cgil
ha indetto per il 27 settembre una giornata di protesta contro i
tagli; Veltroni ha annunciato la «campagna d’autunno» - 3 giorni di
mobilitazione. In questo contesto arrivano i dati Ocse, debitamente
snocciolati nell’articolo e nell’infografica, accanto. Maria Teresa
Martinengo si occupa di “Maestre in rivolta. A Torino e a Roma con
il lutto al braccio”. Ieri ha raccolto alcuni pareri di maestre a un
congresso Cidi: «se hai un pezzo di sistema che funziona non lo
demolisci, semmai lo migliori»; «Insegno da 38 anni e mi sono sempre
occupata dell’area linguistica. Non potrei davvero essere maestra
unica»; «Abbiamo sperato per anni di uscire dalla tuttologia
all’acqua di rose fatta di violette e cornicette e oggi ci sentiamo
specialiste utili»; «il ministero pensa che l’orario scolastico si
risolva in un parcheggio. Ma chi ha il 60% di bambini stranieri,
molti dei quali arrivano non parlanti, non può che lavorare in
squadra».
Infine: “Truffa tempo pieno. Il grande business delle cattedre
inutili”. Secondo Giuseppe Salvaggiulo, il «buco nero» è la scuola
media («fotocopia organizzativa delle superiori» commenta Daniele
Checchi, economista de Lavoce.info). È questa la categoria che
vanifica i buoni risultati delle elementari e pregiudica quelli
delle superiori. Stando a un rapporto di Tuttoscuola, che sarà
presentato domani, a fare i conti relativamente al tempo pieno
frequentato ufficialmente da 433mila alunni, si scopre che in
pratica il tempo prolungato riguarda solo 323mila allievi. Gli altri
110mila? Giustificherebbero circa 6500 cattedre in più...
Per il Sole 24 ore
di oggi il titolo di apertura è il crollo in borsa di Lehman
Brothers (-45%) dopo che la Development Bank ha ftto sapere di non
essere interessata a entrare nel capitale dell’istituto americano.
Alla scuola sono destinate due pagine (26 e 27) all’interno del
dossier Job 24. Il rapporto 2008 dell’ocse fa l’apertura. La pagina
a cura di Loredana Oliva spiega che non è solo una questione di
ammontare di risorse, ma anche di di come si indirizzano i fondi a
disposizione. «la spesa», interviene Andreas Schleicher,
responsabile della ricerca sull’istruzione dell’Ocse, «non è il
difetto principale dell’italia», Che anzi, per quanto riguarda la
scuola primaria investe più risorse della media Ocse, 6.835 dollari
per alunno contro 6.252 dollari, mentre per la scuola secondaria è
in linea con la spesa Ocse, 7.648 dollari contro 7.804. Il vero
problema è invece «come vengono spese le risorse». A cominciare
dall’annosa questione dei salari degli insegnanti, che se
confrontati con quelli dei colleghi internazionali, scendono in
basso alla classifica dei più retribuiti: 29.287 dollari l’anno.
Intanto in ministro Gelmini annuncia la riforma di ordinamenti e
classi di concorso. Il progetto sarà presentato entro il 20
settembre.
Infine il Manifesto.
Sulla scuola solo un articolo in taglio basso (pag 2) sotto il
servizio di copertina dedicato alle “miserie dell’università
italiana”. Nell’articolo firmato da Andrea Gangemi e intitolato “La
ministra Gelimini: «L’Ocse mi dà ragione»”, si osserva che il
ministro dell’Istruzione coglie la palla al balzo (i dati del
rapporto Ocse sull’istruzione) rilanciando il suo «”grande progetto
educativo”. Che però non è suffragato dai dati europei quando
ipotizza una riforma degli ordinamenti che prevede «un minor numero
di ore di lezione ma con un maggiore peso specifico». La ministra
Gelmini, inoltre, annuncia che presto presenterà anche le linee –
guida sull’università che secondo l’Ocse è il settore più in
sofferenza del sistema scolastico italiano.
Il titolo di apertura è dunque dedicato all’università: “Fuori
corso”. Pochi investimenti e molti abbandoni, pochi laureati e tanti
insegnanti pagati male. L’Università italiana è un disastro, lo
certifica l’Ocse. Ed è in arrivo la scure dei tagli previsti dal
governo, è il lancio del servizio alle pagine 2-3 dove spicca anche
un’intervista a Enrico Decleva, di Giorgio Salvetti, presidente
della Conferenza dei rettori italiani, che non è per niente sorpreso
dai dato Ocse che ricorda lui non sono molto diversi da quelli
dell’anno scorso e di due anni fa. «Se non interveniamo va da sé che
sarà sempre peggio. (...) Certo è che se l’unica politica è quella
dei tagli è evidente che le distanze dagli altri paesi Ocse è
destinata ad aumentare ulteriormente».