Maestro unico/2. da TuttoscuolaNEWS, n. 357, 1 settembre 2008
E’
un’opinione abbastanza diffusa, non solo tra i sindacati degli
insegnanti, che i buoni risultati ottenuti dagli allievi italiani di
scuola elementare/primaria nelle ricerche comparative internazionali
(buoni soprattutto se confrontati con quelli pessimi dei quindicenni
analizzati dall’indagine OCSE-PISA) siano dovuti alla maggiore
efficacia del “team” di tre maestri ogni due classi, introdotto nel
1990, rispetto al maestro unico. La prima di queste ricerche a partecipazione italiana si sviluppò tra il 1967 e il 1972, sotto la guida dei professori Visalberghi e Laeng, su un ampio campione nazionale di 35.000 allievi di scuola elementare (10-11 anni), media (14-15) e dell’ultimo anno delle superiori. I test riguardavano comprensione della lettura, matematica, scienze, educazione civica. Già in quella occasione si notò che quello delle scuole elementari era l’unico livello scolastico nel quale il nostro Paese si dimostrava competitivo (parteciparono 22 Paesi), mentre per gli allievi di scuola media si evidenziarono carenze soprattutto nelle scienze, e per quelli delle superiori una scadente preparazione generalizzata.
Da notare,
fra l’altro, che già da quella prima ricerca emergevano gravi
squilibri tra tipologie di scuola, e soprattutto tra Nord e Sud.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole della scuola italiana. |