Ecco i contenuti da Tuttoscuola, 15 settembre 2008 Nei prossimi giorni il ministro della pubblica istruzione Mariastella Gelmini presenterà ai sindacati il piano programmatico per gli interventi di razionalizzazione del sistema di istruzione secondo l'articolo 64 della legge 133/2008.
Tuttoscuola ne anticipa alcuni punti significativi. Il piano non
tratta solo di ritorno al maestro unico e di riduzione degli orari
di lezione, che hanno monopolizzato il dibattito di questi giorni,
ma investe anche altri aspetti con forte ricaduta sugli assetti
ordinamentali ed organizzativi del sistema educativo. Eccoli.
La riforma
Moratti aveva introdotto anticipi di iscrizione anche nella scuola
dell'infanzia oltre che nella scuola primaria. Anticipi partiti a
fatica e abrogati dal governo Prodi con la finanziaria 2007. Ora il
piano programmatico - secondo quanto risulta a Tuttoscuola - ne
prevede il ripristino.
Il nuovo
servizio educativo per bambini tra i due e i tre anni, attualmente a
gestione regionale, viene confermato, prevedendo anche che nelle
aree montane possano essere accolti piccoli gruppi di bambini di
due-tre anni anche nelle scuole dell'infanzia. Oltre al docente unico (o quasi) per le classi di scuola primaria funzionanti a 24 ore settimanali, nelle classi funzionanti con orario più lungo viene prevista la figura del docente con orario prevalente. Il maestro prevalente era stato previsto dalla legge 148/1990 di riforma della scuola elementare, che aveva introdotto il modulo di tre docenti su due classi, prevedendo che nel primo e secondo anno vi fosse la presenza prevalente di un docente.
La riforma
Moratti aveva previsto una figura analoga con funzione tutoriale (il
tutor, appunto), ma il contratto scuola l'aveva disapplicata.
Il piano
opera una scelta decisa a favore del modello organizzativo degli
istituti comprensivi, quelli cioè che uniscono sotto un'unica
istituzione scolastica (e sotto un'unica presidenza) scuole
dell'infanzia, elementari e medie. Si ritiene che tali istituti, che
oggi rappresentano già circa la metà delle istituzioni scolastiche
del I ciclo, favoriscano la continuità didattica tra scuola primaria
e scuola media e l'orientamento scolastico. Ne vedremo molti di più. Gli istituti tecnici e professionali passeranno a 32 ore settimanali (dalle attuali 36 in media) come già suggerito dalla commissione ministeriale nominata dall'ex ministro Fioroni.
Per loro,
come per i licei, il ministro Gelmini, che lo ha già anticipato
nelle dichiarazioni programmatiche alle Commissioni parlamentari, è
chiamata ad assumere la decisione formale di avvio della riforma
Moratti del secondo ciclo a decorrere dall'anno prossimo
(2009/2010), come previsto dalla stessa norma del 2007 con la quale
ne fu differito l'avvio. Oggi sono circa 900, includendo le sperimentazioni nazionali e autonome.
Si
interverrà soprattutto negli istituti tecnici e professionali
eliminando le duplicazioni (esempio istituto tecnico commerciale e
istituto professionale per il commercio; oppure istituto tecnico
industriale per la meccanica e istituto professionale per la
meccanica) che confondono l'utenza senza apportare valore aggiunto.
Si contano moltissime di queste sovrapposizioni.
Le classi
di concorso con una comune matrice culturale e professionale
verranno accorpate. Ad esempio oggi matematica e matematica
applicata rappresentano classi di concorso diverse, creando talvolta
difficoltà nell'efficiente gestione del personale. Ci sono altri
casi simili. L'intento è quello di semplificare e aumentare la
flessibilità nell'impiego dei docenti. In futuro la durata dell'intero percorso d'istruzione - secondo quanto risulta a Tuttoscuola - potrebbe ridursi dai 13 anni attuali a 12, come avviene nella maggioranza degli altri Paesi europei e non. Un'ipotesi del genere era contenuta già nel progetto di riforma Berlinguer (che nella sua riforma dei cicli aveva ridotto la durata complessiva delle elementari e medie da otto a sette anni), ed era stata inizialmente considerata nella prima versione della riforma Moratti (che prevedeva la riduzione della secondaria superiore da 5 a 4 anni, proposta poi ritirata per la contrarietà in particolare di AN).
Ora il
piano Gelmini riprospetta questa ipotesi, anche se precisa che sarà
da valutare in un tempo più lungo e nelle sedi competenti. |