Lo prevede il decreto del governo. E non ci sono esami di riparazione

"Un'insufficienza e si sarà bocciati"
scatta l'allarme per elementari e medie.

Mario Reggio, la Repubblica, 26.9.2008

ROMA - Da quest'anno alle medie inferiori ed alle elementari fioccheranno le bocciature. Basta che l'allievo prenda cinque in una materia per ripetere l'anno. A forza di parlare di cinque in condotta, maestro unico, grembiuli ed educazione civica, ai più è sfuggito un piccolo particolare: con il ritorno al voto in decimi alle medie ed alle elementari (in quest'ultimo caso il voto da uno a dieci è accompagnato da un «giudizio analitico sul livello generale di maturazione dell'alunno»), il rischio bocciatura è reale. Lo dice a chiare lettere l'articolo 3 del decreto legge 137, approvato dal Consiglio dei ministri e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il primo settembre scorso. Nessuna possibilità di recuperare come alle scuole superiori con quelli che vengono impropriamente chiamati esami di riparazione. Ed a differenza della bocciatura per il 5 in condotta, decisione presa dal collegio docenti, con l'insufficienza in una materie alle medie o in una delle tre aree di conoscenza delle elementari, letteraria, matematico-scientifica e storico geografica, sarà il maestro unico o un docente di matematica o italiano alle medie a decidere se far passare l'anno allo studente o bocciarlo.

«Abbiamo presentato una serie di emendamenti per modificare il decreto su questi punti che riteniamo scandalosi - afferma Maria Coscia, parlamentare Pd in Commissione Cultura alla Camera - ma sono stati sistematicamente bocciati. Solo i deputati della Lega hanno espresso interesse alle nostre proposte, ma alla fine tutto è rimasto come prima». Il decreto dovrà prima passare nelle Commissioni Cultura di camera e Senato e quindi approdare in aula per l'approvazione finale, il tutto entro e non oltre la fine di ottobre.

Nel frattempo il governo ha scoperto le carte sui tagli alla scuola. Ieri ha consegnato ufficialmente alle organizzazioni sindacali il piano programmatico, scritto a quattro mani dal ministero dell'Istruzione e dell'Economia. Un piano che conferma ciò che è stato anticipato da Repubblica il 14 settembre scorso.

Conferma del maestro unico alle elementari, ma anche alla scuola materna, riduzione degli orari di lezione alle medie inferiori ed alle superiori. Non viene mai nominato il «tempo pieno», malgrado le rassicurazioni giornaliere del ministro Mariastella Gelmini, che giura: «verrà mantenuto, anzi incrementato dal 50 per cento».

La rete scolastica sarà razionalizzata, con la chiusura e l'accorpamento degli istituti scolastici con un numero di studenti non adeguato, escluse le realtà come le zone di montagna e le piccole isole. Aumento del numero di studenti per classe e razionalizzazione dei piani di studio. Alla fine tagli per 87 mila insegnanti e 44 mila 500 non docenti. Per fare cosa? Per risparmiare 7 miliardi e 800 milioni di euro, con la promessa di reinvestire due miliardi di euro per premiare il merito dei docenti. Ma solo a partire dal 2012. Ed in base a quali criteri? Per il momento solo cortine fumogene.

Il primo colpo di mannaia piomba sulla scuola materna. Si passa da due ad una maestra, l'obiettivo è l'apertura solo la mattina. Quindi tutti i bimbi a casa prima di pranzo. Oggi, Emilia Romagna a parte, mèta di visite di équipe straniere nelle scuole di Reggio Emilia, nel resto del Paese l'orario settimanale è di 35 ore con la sovrapposizione per due ore delle insegnanti. La storia si ripete alle elementari, dove il tempo pieno di 40 ore e due insegnanti, supera o si avvicina al 90 per cento in città come Milano, Torino, Venezia, Bologna e Roma. Mentre a Napoli e Palermo è sotto il 5 per cento. Alla fine sono i conti che non tornano: tagliare 150 mila posti di lavoro, bloccare il turn over, ma assicurare che il tempo pieno verrà incrementato sembra proprio un gioco di prestigio.